Un antifiammatorio che potrebbe aiutare la medicina nella lotta al Covid: si tratta di Anakinra, farmaco già utilizzato per trattare l’artrite reumatoide e altre gravi patologie infiammatorie. Si tratta di un prodotto che agisce neutralizzando Interleuchina-1 (IL-1), una molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta a infezioni virali. Secondo uno studio pubblicato su Nature, l’uso “precoce e mirato” di Anakinra (in combinazione con lo standard terapeutico attuale) su soggetti con polmonite da Covid-19 da moderata a grave “ha ridotto la mortalità e i ricoveri in terapia intensiva, aumentando la guarigione completa nei pazienti ricoverati con prognosi sfavorevole dovuta al rischio di insufficienza respiratoria grave. La diminuzione della mortalità relativa è stata del 55%, raggiungendo l′80% nei pazienti colpiti da tempesta citochinica”. La tempesta citochinica, ricordiamo, è un tipo di risposta immunitaria fuori controllo che provoca un’eccessiva infiammazione.  La ricerca ‘Save-More’, uno studio di fase III, mostra che “il trattamento precoce con Anakinra ha mostrato un’efficacia notevole e una riduzione di progressione della malattia e di morte pari al 64% al giorno 28 dello studio Save-More. La diminuzione della mortalità relativa è stata del 55%, raggiungendo l′80% nei pazienti colpiti da tempesta citochinica – evidenziano gli autori – La percentuale dei pazienti che hanno ottenuto la guarigione supera il 50%, mentre il numero di pazienti con malattia grave stazionaria è stato ridotto del 54%. Il tempo medio di dimissione dall’ospedale e dalla terapia intensiva è stato ridotto rispettivamente di 1 e 4 giorni”. “La dimostrazione dell’efficacia di Anakinra, antagonista del recettore dell’IL-1, nel ridurre la tempesta citochinica tipica del Covid-19, e l’identificazione di un parametro del sangue facilmente determinabile che possa identificare correttamente i pazienti che si possano giovare di questo stesso farmaco, apre nuovi scenari terapeutici in particolari nei pazienti gravi ad elevato rischio di ingresso in rianimazione e morte”, afferma Emanuele Nicastri, infettivologo e direttore Divisione Malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Istituto Spallanzani di Roma – che aiuteranno la comunità scientifica a contrastare gli effetti del virus intervenendo sul suo meccanismo d’azione e annullando la sua forza virale”. “I risultati pubblicati su Nature Medicine rappresentano gli unici dati disponibili sulla prevenzione della progressione della malattia dallo stadio iniziale alla fase critica, indicando che la malattia infiammatoria deve essere trattata tempestivamente con un approccio mirato specificamente all’IL-1 alfa e IL-1 beta”, sottolinea Evangelos J. Giamarellos-Bourboulis, curatore principale della ricerca e docente di Medicina interna e Malattie infettive dell’Università nazionale Capodistriana di Atene. Lo studio Save-More è “il primo studio cardine randomizzato e controllato condotto su un ampio bacino di pazienti ospedalizzati e volto specificamente a valutare una popolazione target a rischio di progressione e alla dimostrazione del beneficio di un intervento tempestivo per prevenire la progressione della malattia e i decessi. I trattamenti standard somministrati in associazione – precisano i curatori – erano simili per i due bracci dello studio e includevano desametasone, anticoagulanti e remdesivir”.A sottolineare i buoni risultati di Anakinra giunge oggi anche Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consigliere del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza coronavirus. Tra i tanti farmaci usati per altre patologie, ma sperimentati nella lotta a Covid-19, “l’Anakinra sembra essere tra quelli più promettenti, visto che ha dato risultati buoni, e potrebbe a breve uscire dalla fase sperimentale per essere usata su pazienti in fase avanzata della malattia”, ha detto Rasi…

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