Di origine asiatica, precisamente nella zona compresa fra il Mar Caspio e il Mar Nero, la ciliegia si è diffusa in Egitto sin dal VII secolo a.C., poi in Grecia e successivamente in Italia; intorno al II secolo a.C. è Varrone a illustrarne dettagliatamente l’innesto. Ma come è arrivata nel nostro Paese? Plutarco, Plinio il Vecchio e Columella ne attribuiscono il merito al console romano Lucullo che, di ritorno da una campagna militare contro Mitridate, probabilmente la portò da Cerasonta, cittadina greca dell’Asia Minore, l’attuale Kiresun. Per questo motivo, i Romani la chiamarono Cerasus, nome che il ciliegio si porta appresso ancora oggi.. la denominazione scientifica è, infatti, Cerasus avium.. alcuni indicano il ciliegio come facente parte del genere Prunus, attribuendo così una variante al nome classico: Prunus avium. Il nome latino Avium fa riferimento al fatto che la disseminazione dei semi, i cosiddetti noccioli, contenuti all’interno dei frutti, avviene soprattutto per opera degli uccelli, attratti dal colore e dal sapore. In molti dialetti italiani, la ciliegia è indicata col termine cerasa, evidente eredità latina. Il ciliegio viene anche coltivato per il suo legno rosato, particolarmente apprezzato nei lavori di ebanisteria, per la produzione di mobili fini e per la fabbricazione delle pipe..
Le duracine.. dette anche duroni, sono piante di notevole sviluppo che possono raggiungere anche i 20 metri d’altezza. Hanno la polpa soda e croccante che può essere, secondo la varietà, bianca, rossa o nerastra. Tra queste spiccano le Durone Nero di Vignola, che hanno un frutto molto grosso color rosso scuro e le Durone Nero dell’Anella, più dolce e dal colore brillante..