È possibile guarire con la meditazione? Non da tutto, certamente, ma di sicuro da ciò che ci rende infelice ed è profondamente radicato nella nostra mente. L’esercizio è stato concepito, in particolare, per chi sinora non è riuscito a stabilire una relazione stabile e felice coi propri genitori. È una delle cause più frequenti di infelicità! Ma è lo stesso utile per tutti, perché ci aiuta a guardare in profondità alle nostre più autentiche radici.
È utile, per introdurlo, un accenno ad un aspetto centrale della psicologia buddhista.. Le diverse esperienze, specialmente nell’infanzia, radicano nella nostra mente dei semi, di vario segno.. semi di felicità, di infelicità, di compassione, di violenza, ecc. Quando poi, nel corso della vita, un certo stimolo esterno arriva alla mente, innaffia determinati semi, che possono germogliare e crescere, facendo scaturire in noi i sentimenti corrispondenti. La vita trascorsa da bambini coi nostri genitori è stata a diro poco determinante, in questo senso.
1) Il primo passaggio della meditazione ci induce quindi a visualizzarci come un bambino (o bambina) di 5 anni. Un’età nella quale possiamo essere feriti molto facilmente. Basta solo uno sguardo troppo severo di nostro padre. A che non è capitato? Ma ci può essere di molto peggio. Se riusciamo allora a guardarci con compassione, possiamo prenderci cura di quei semi di sofferenza.
2) Poi si passa a visualizzare il proprio padre e la propria madre, anch’essi come bambini di 5 anni. Non c’è dubbio che lo siano stati. Questo ci aiuta già a guardare in maggiore profondità a queste persone così importanti per noi. Anche loro, a quell’età, sono state fragili e vulnerabili. Probabilmente hanno dovuto subire ingiuste punizioni, magari la severità, l’incomprensione o, peggio, l’indifferenza di uno o entrambi i loro genitori. Se non addirittura la violenza. Questo può fare sorgere in noi comprensione e quindi compassione nei loro confronti.
3) Infine vediamo come la loro fragilità, vulnerabilità e sofferenza siano presenti in noi stessi. Tutto si tramanda di generazione in generazione, e lo possiamo vedere molto bene, se guardiamo in profondità. I nostri genitori sono pienamente presenti in noi. Con la meditazione, possiamo ottenere una maggiore comprensione, l’unica condizione per fare scaturire un’autentica compassione nei confronti di noi stessi e dei nostri genitori. Per riconciliarci con la più profonda sincerità.
Una nota sulla parola Compassione.. nel linguaggio comune, essa è sinonimo di pietà.. provare compassione per qualcuno.. provare pietà. Etimologicamente, significa partecipare alla sofferenza altrui. Nel buddhismo, la compassione è la Consapevolezza Amorevole. Per amare qualcuno, è necessario comprenderne in profondità i reali bisogni ed aspirazioni, cogliendo il legame che ci unisce a quella persona e capendo che non possiamo considerarci da essa completamente separati….