Santità,
è vero che si alza alle tre del mattino?
«Sì, sempre. Quand’ero giovane, no: verso le cinque, le sei. Ma ora vado a
dormire molto presto, alle sei e mezzo, sette di sera».
È appena stato in Lettonia, in Norvegia, in Germania, a Bombay e ora è qui in
Italia. Poi andrà nel Ladakh, tra le catene montuose del Karakorum e
dell’Himalaya. Lei non soffre di jet lag come tutti noi?
«No! Questo è un vantaggio che ho. Tra l’India e gli Usa, costa orientale, ci
sono nove ore. Ma per il sonno, nessun problema. Arrivo, sistemo l’orologio,
dormo, mi sveglio alle tre — no problem. I movimenti intestinali, quelli no,
non funzionano così. Fanno quello che vogliono. Mi sveglio alle tre, faccio
colazione alle cinque e mezzo. Poi vado in bagno: molto difficile, nonostante
l’impegno» (ride di gusto).
Problemi di umanità anche questi, Santità.
«La mente è pronta, ma talvolta il corpo non segue!»
Apro il suo profilo Twitter (9 milioni di followers, ndr). Quello che leggo
potrebbe stare tranquillamente sul profilo di papa Francesco. Il buddismo e la
Chiesa cattolica hanno così tanto in comune?
«Molte cose. Tutte le maggiori religioni mondiali — cristianità, islam,
giudaismo, induismo, jainismo, buddismo — portano lo stesso messaggio, ed è un
messaggio d’amore. E riconoscono che ciò che distrugge l’amore è la rabbia.
Così le religioni ci suggeriscono la pratica della tolleranza e del perdono.
Anche la cupidigia ostacola la pratica dell’amore. L’autodisciplina non
dev’essere una regola imposta, ma una decisione individuale sulla base di
ragioni valide. Se sei un praticante religioso, credi in Dio o nella legge
della causalità: per cui non danneggi il prossimo. Le maggiori tradizioni
religiose mondiali portano lo stesso messaggio. Monaci e monache nei monasteri
e nei conventi cattolici praticano la semplicità, e dedicano il tempo alla
preghiera — anche questo hanno in comune buddismo e cristianesimo».
Papa Francesco ha cambiato il modo in cui il cristianesimo è percepito nel
mondo? «Precisamente non so. Ma mi sembra impegnato affinché la gente sia
sincera, onesta, trasparente. Mi ha colpito come ha dismesso quel vescovo
tedesco che viveva nella ricchezza. Come pastore della Chiesa insegni la
semplicità e vivi nel lusso? Il Papa l’ha considerata una contraddizione,
un’ipocrisia. Predicare una cosa, farne un’altra. Questo Papa porta avanti gli
insegnamenti con volontà e trasparenza. Lo ammiro».
E Benedetto XVI?
«Il papa tedesco ha ricordato che fede e ragione devono andare insieme. La
considero una grande affermazione. La fede senza ragione non è stabile. La
scienza è basata sulla ragione, la religione sulla fede. Non sono certo che la
scienza senza la religione porti benefici all’umanità. Pensiamo alle armi
nucleari: scientificamente un successo, ma senza principi morali. Ammiravo
anche il papa polacco. È stato significativo per me. Ha fatto molto per
promuovere l’armonia religiosa. Ricordo ancora l’incontro ad Assisi, nel 1984.
Meraviglioso».
Lei ha lasciato il Tibet nel 1959, subito dopo l’invasione cinese. Pensa di
poter tornare un giorno, almeno per una visita?
«Sì, certo! Abbiamo mantenuto quella speranza per 55 anni. Dall’inizio il motto
è stato: spera il meglio, preparati al peggio. La speranza porta
determinazione. Chiunque, se perde la speranza, ha fallito. Non importa quali
siano le difficoltà, il cambiamento è sempre possibile. A patto che tu stesso
sia onesto e sincero. Oggi la lotta tibetana è tra il potere della verità e il
potere del fucile. Noi crediamo nella verità. Il potere della verità rimane
sempre forte. Il potere del fucile sembra decisivo, ma non lo rimarrà per
sempre».
La Cina cambierà?
«La Cina storicamente è una nazione buddista. Lei c’è stato, mi ha detto, avrà
visto quanti templi. Nonostante la Rivoluzione Culturale abbia distrutto le
antiche tradizioni, oggi il buddismo e altre fedi stanno risorgendo
velocemente. Ci sono 400 milioni di buddisti in Cina. Molti di loro mostrano
genuino interesse e rispetto per la tradizione buddhista tibetana. E sono
preoccupati per il Tibet. Molti leader cinesi, molti membri del partito, a
livello cerebrale credono nel sistema totalitario, perché ne hanno benefici e
hanno opportunità di fare soldi (ride). Ma nei loro cuori sono buddisti. Le
cose stanno cambiando, perciò. Non in Tibet: dove lo spirito rimane forte».
Lei è stato in Cina, quando aveva vent’anni.
«Oh sì! Io amo i cinesi e la cultura cinese. Gente colta, lavoratrice. Cibo
fantastico. Il Paese più popoloso. Un’economia importante. La Cina può assumere
un ruolo costruttivo su scala globale. Ma rispetto e fiducia del resto del
mondo sono essenziali. Oggi la Cina è talvolta fonte di timore. Ho tanti amici
in India e in Giappone: dietro i loro sorrisi vedo sfiducia e paura. Questo è
contro l’interesse della Cina, che dovrebbe cambiare. Wen Jiabao (ex primo
ministro cinese, ndr) aveva parlato della necessità di riforme, di democrazia
di stampo occidentale. Ora Xi Jinping (Segretario generale del Partito
Comunista Cinese, Presidente PRC, ndr ) sembra realistico: dice che cerca la
verità nei fatti». Le piacerebbe incontrarlo? «Dipende da lui!» (ride)
Lei è nato il 6 luglio 1935 da una famiglia contadina in un piccolo borgo
nell’Amdo, nel Tibet nord-orientale, e all’età di due anni è stato riconosciuto
come la reincarnazione del suo predecessore. Chi sarà il XV Dalai Lama?
Potrebbe essere una donna?
«Certo, e lo dico da anni. Se le circostanze saranno giuste, una donna Dalai
Lama potrebbe essere più utile per il servizio al Buddha Dharma. Ma se accadrà,
questa donna dovrà essere molto, molto attraente, con una bella faccia… Una
Dalai Lama femmina con una brutta faccia non servirebbe a molto (ride)…».
L’istituzione del Dalai Lama resisterà?
«Se la maggior parte della gente ritiene che quest’antica istituzione non è più
rilevante, allora che sia interrotta, no problem. Il buddismo tibetano è più
antico dell’istituzione del Dalai Lama, e rimarrà. Il governo cinese deve
ricordare che il Dalai Lama non è più, da anni, politicamente rilevante. Io,
per esempio, non ho più alcuna responsabilità in materia. Mi sa che Pechino è
più ansiosa di me circa il prossimo Dalai Lama! Io non sono preoccupato»
(ride).
Religione e moda. Il buddismo è una religione amata dall’ateismo occidentale e
da molti laici. Va forte nei media, spopola a Hollywood, a differenza del
cristianesimo. Le conversioni delle star (Richard Gere, Sharon Stone, Sting,
Patty Smith…) non si contano. Ma lei ha detto in passato: le persone dovrebbero
rimanere nella religione della loro tradizione.
«Quando mi hanno invitato a parlare del tema, ho subito messo in chiaro: è più
sicuro ed è meglio rimanere nella propria fede tradizionale. Cambiare fede non
è facile. Talvolta crea difficoltà nella mente. Ho notato come, dopo aver
cambiato fede, arrivi una grande confusione qui (indica la testa). Noi crediamo
che, finché qualcuno non ci chiede di spiegare il buddismo, non dobbiamo farlo.
Non abbiamo missionari; allo stesso tempo, c’è libertà religiosa. Il Tibet è al
99 per cento buddhista, ma ci sono anche islamici e cristiani».
Lei, quindi, non spinge alla conversione?
«Se qualcuno è davvero attirato dal buddismo, dico: “Pensaci seriamente, non è
una moda”. Se poi questa persona dovesse concludere che il buddismo è fatto per
lui o per lei, allora è libera di farlo. Aggiungo: mai sviluppare, poi,
atteggiamenti negativi verso la propria precedente religione. È molto
importante».
Uno dei grandi problemi italiani, poco compresi dall’Europa, è la migrazione di
massa dal sud. Dall’Africa, dalla Siria. Cosa si può fare? Chiudere tutte le
porte è atroce, aprirle tutte è impraticabile.
(sorride, pensa, parla in tibetano con gli assistenti). «Una risposta come “sì”
o “no” è impossibile, le cose sono complicate. Dobbiamo trattarle in maniera
realistica. Lo sviluppo dell’economia e della libertà africane sono
fondamentali. Il mondo ha una responsabilità morale: deve aiutare. Se nel Paese
vicino la gente muore di fame e viene uccisa, diventa difficile dire “No, non entrate”.
Ma, di nuovo: se arrivassero tutti, nel tuo Paese finiresti per avere
difficoltà. Quindi, bisogna aiutare e dire onestamente fin dove si può
aiutare».
Come si tiene informato?
«Bbc radio . Televisione? Sarà tre anni che non l’accendo. Internet? Non so
come funziona (muove le dite avvicinandole al mio computer). Anni fa il
presidente George W. Bush mi ha chiamato mentre ero in ospedale in India.
Quando il mio segretario mi ha passato il telefono, invece di metterlo
all’orecchio, l’ho piazzato davanti alla bocca!»
Qual è l’errore dei media che le dispiace di più?
«L’insistenza sulle notizie negative. Omicidi, stupri, abusi sessuali,
corruzione, violenza, anche sulla Bbc mai una cosa positiva: nel mondo non c’è
solo questo. Se coloro che commettono queste azioni fossero in maggioranza, il
mondo sarebbe finito. L’umanità in genere si occupa di bambini e anziani: non
fa cose cattive. Se fosse il contrario, pregherei Dio, o Buddha: per favore,
elimina l’umanità!»……………….
Image Dalai Lama
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BY Alex Grey