Accade abbastanza spesso che dopo aver scattato delle fotografie in digitale, guardandole poi sul PC di casa, vengano rilevate delle macchie luminescenti e perfettamente circolari di varia intensità che si sovrappongono semitrasparenti su visi e paesaggi, deturpando fastidiosamente le immagini scattate. Alle volte, nella stessa serie di scatti fotografici, appaiono solitarie oppure a gruppi, quando non sono una vera e propria cascata di macchie luminescenti..
Di fronte all’inevitabile valanga di richieste di chiarimento e di proteste da parte dei possessori di fotocamere, i tecnici delle varie ditte produttrici delle fotocamere hanno allargato le braccia senza poter dare una qualche spiegazione convincente.. A richieste più precise, la risposta avanzata è che si poteva trattare di un difetto dei sensori digitali delle fotocamere in commercio. Una ipotesi inverosimile, anche se la preferita dal solito “rasoio di Occam”, tanto amato dagli “Skeptics”, che impone di “tagliare via” le ipotesi non convenzionali. Gli “Skeptics” anche in questo caso non si sono lasciati scappare l’occasione di censurare la curiosità crescente del pubblico sul fenomeno. Una ipotesi inverosimile poiché se le case costruttrici di fotocamere avessero davvero dato questa spiegazione si sarebbero esposte inevitabilmente ad una “class action” da parte dei consumatori inferociti che le avrebbero messe in seria difficoltà con una imponente richiesta di danni. Non è infatti pensabile che possano essere messi in commercio prodotti che a priori siano delle truffe tecnologiche. Considerando poi che vengono anche fatti pagare abbastanza profumatamente. Sarebbe stato come se delle ditte si mettessero a produrre e a vendere delle auto dal funzionamento approssimativo, che una volta sì e una volta no si fermano da sole sulla strada senza alcuna spiegazione, affermando che pur essendo a conoscenza del problema le producono ugualmente. La ricerca si è quindi organizzata in raccolte documentative e siti web. I ricercatori anglosassoni, da parte loro, per definire il fenomeno hanno coniato il termine “Orb”, che vuol esprimere propriamente il concetto di “globo di luce”. E oggi questi oggetti sono universalmente conosciuti con questo nome.
I vari ricercatori di tutto lo scacchiere mondiale sono giunti di comune accordo alle stesse conclusioni, ovvero che queste macchie non sono difetti del sensore delle fotocamere, ma rappresentano dei veri e propri oggetti reali, invisibili a occhio nudo, che si muovono nell’ambiente e che vengono occasionalmente fotografati. Veri e propri globi di materiale gassoso che rivelano l’oggetto quando viene sollecitato dalla luce dei flash fotografici. Un altro elemento in comune è stata la constatazione che gli Orbs possiedono una loro inequivocabile struttura interna, molto simile a quella di un certo tipo di diatomee, alghe unicellulari. Una caratteristica che rimane costante in qualsiasi situazione vengano fotografati. A questa conclusione sono arrivati diversi ricercatori, applicando metodi di osservazione del tutto scientifici. Tra questi l’austriaco Ernst Laschan von Solstein, che oltre ad essere uno studioso di legge ed economia di Innsbruck e Kyoto e considerato uno dei maggiori esperti in questo settore nei rapporti tra Europa e Asia, è anche uno studioso indipendente che svolge da anni una sua attività di ricerca sul fenomeno degli Orbs. Quello che scaturisce dalle sue ricerche, ribadito nel suo libro”Orbs – Schein und Sein?” (“Orbs, apparenza o realtà?”), è che in tutto il mondo è stata posta sotto osservazione una vasta casistica del fenomeno degli Orbs. Laschan von Solstein asserisce che se per un gran numero di Orbs, analizzati su pellicola e immagini digitali, si è riusciti a stabilire una spiegazione plausibile, per molti altri non esiste alcuna spiegazione scientifica. Egli è comunque convinto di escludere una relazione degli Orbs con possibili fenomeni fisici conosciuti ed ha avanzato ipotesi che portano a valutare soluzioni non convenzionali sulla loro origine: forse creature senzienti, forse entità disincarnate oppure una sorta di fauna aliena raccolta dal nostro pianeta nel passaggio della coda di qualche cometa. Altri ricercatori hanno paragonato il fenomeno degli Orbs a quello delle “Earth Lights”, le sfere luminose che vengono viste in prossimità dei “crop circles”, i grandi disegni tracciati nel grano. Ne è un esempio il caso delle riprese effettuate in occasione della comparsa del grande “crop circle” del Canavese del 2003 dove si evidenziano varie formazioni di questi piccoli globi luminosi aggirarsi lungo il profilo del disegno dell’agroglifo.
I ricercatori della “Commissione per l’Indagine sui Fenomeni Fortiani”, promossa dalla Ecospirituality Foundation, hanno raccolto una imponente casistica di dati che ha permesso di stabilire una serie di caratteristiche peculiari degli Orbs che possiamo qui riassumere:
1- gli Orbs sono ordinariamente invisibili ad occhio nudo, ma vengono evidenziati sulle immagini fotografiche con l’impiego della luce del flash. Risulta tuttavia, dalla documentazione esistente, che vengano anche fotografati saltuariamente in condizione di luce diurna;
2- vengono rilevati sia da macchine fotografiche tradizionali con pellicola, sia da fotocamere digitali. Non ha importanza la densità di megapixel del sensore digitale. Gli Orbs compaiono a caso in ogni situazione;
3- gli Orbs sembrano essere sfere trasparenti di varie dimensioni e di varia densità luminosa che presentano sempre una corona e un tenue nucleo che li fa assomigliare a diafane diatomee circolari. Mostrano tuttavia minime differenze strutturali a seconda della regione del pianeta in cui vengono fotografati. In merito alle strutture degli Orbs, Laschan von Solstein asserisce che se un globo di luce è prodotto da gocce d’acqua o polveri in sospensione non presenta per alcun motivo una struttura interna. Al contrario dei veri Orbs che mostrano al loro interno la loro specifica struttura. E’ come se il globo luminoso avesse un punto di accesso e uno di deflusso di una qualche forma di energia.
Esistono dei metodi relativamente semplici per indagarli ed esaminare la loro struttura inconfondibile, che Laschan von Solstein spiega nel suo libro, utilizzando le tecniche di rendering fotografico consentite dal programma “Photoshop”;
4- è possibile percepire la presenza degli Orbs nell’ambiente, anche se invisibili, tanto da riprenderli fotograficamente a conferma della percezione avuta;
5- gli Orbs appaiono numerosi nelle fotografie in cui vengono ripresi folti gruppi di persone o dove comunque è presente un elevato livello di manifestazione fisica e emozionale;
6- gli Orbs risultano presenti in fotografie eseguite in luoghi di sepoltura o dove siano presenti dei cadaveri;
7- gli Orbs vengono ripresi nella maggior parte dei casi in posizione stazionaria, ma esistono anche casi che li ritraggono in movimento mostrando la scia fotografica della loro immagine e producendo una apparenza di mosso per via della loro velocità, superiore a quella dell’otturatore della fotocamera;
8- gli Orbs si spostano nell’ambiente a varie velocità e in ogni possibile direzione, indipendentemente dal vento o da altre cause. Alcuni ricercatori hanno stimato che possono spostarsi sino alla velocità di 800 km orari;
9- gli Orbs mostrano di avere una relazione con il fenomeno UFO. Sull’origine della natura degli Orbs i vari ricercatori del campo hanno sviluppato molte teorie alcune delle quali rimangono in ogni caso fino ad oggi senza riscontro scientifico:
1- alcuni ritengono che gli Orbs siano macchie di polvere posate sull’obiettivo fotografico. Tesi che non risulta valida poiché, anche dopo la pulitura dell’obiettivo, gli Orbs continuano ad essere rilevati sulle immagini fotografiche;
2- altri propongono l’idea che siano difetti specifici di funzionamento dei sensori delle fotocamere digitali. Tesi non valida poiché gli Orbs compaiono anche su immagini scattate con fotocamere che hanno impiegato un supporto di pellicola tradizionale;
3- altri ancora dichiarano che sono difetti o problemi di densità captativa dei sensori digitali. Tesi non valida poiché gli Orbs compaiono indifferentemente sia su sensori a bassa che ad alta sensibilità. La ripresa fotografica degli Orbs non dipende dal numero di pixel del sensore, poiché sono stati fotografati da sensori di varia potenza da 3,5 a 8-10 Mpixel con gli stessi risultati di immagine. La tesi regge ancor meno se si valuta che appaiono anche su pellicola tradizionale;
4- c’è chi propone che gli Orbs non siano altro che oggetti fuori fuoco e che la loro forma circolare sia dovuta ai riflessi del sistema di lenti delle fotocamere digitali compatte, mentre con il sistema di lenti delle fotocamere reflex gli Orbs non apparirebbero. Tesi non valida poiché anche le fotocamere reflex catturano le immagini degli Orbs e comunque i riflessi dei sistemi di lenti, solitamente ottagonali, producono altre tipologie di immagini che non hanno nessun paragone con gli Orbs;
5- altri ritengono che gli Orbs siano particelle di polvere in sospensione nell’aria, fiocchi di neve, gocce di pioggia o insetti illuminati dal flash. Tesi non valida poiché le fotografie prese in questi casi hanno evidenziato oggetti luminosi che mostrano solo delle macchie di luce senza alcuna struttura interna che invece è propria degli Orbs;
6- alcuni ricercatori hanno avanzato la possibilità che gli Orbs siano sfere di plasma energetico che si illumina alla luce del flash, così come accade per l’effetto di luminescenza prodotto dal gas in una lampada al neon.
In merito a questa loro possibile struttura plasmatica, vari ricercatori hanno sviluppato una serie di ulteriori teorie che cercano di spiegare la natura degli Orbs:
a) potrebbero essere entità geomagnetiche prodotte dall’azione piezoelettrica dell’attività tellurica del pianeta;
b) oppure entità extradimensionali, intese sia come entità disincarnate o creature di altre dimensioni;
c) potrebbero essere creature viventi e senzienti di natura aliena che si sono trattenute nell’atmosfera del nostro pianeta dopo che ha incrociato la coda tenue di una qualche cometa;
d) oppure sonde biotecnologiche robotizzate inviate dal futuro con funzione esplorativa.
Gli Orbs che appaiono sulle immagini fotografiche sembrano essere veri e propri oggetti reali che si muovono davanti agli obiettivi delle fotocamere.
Lo statunitense Wyatt, da parte sua, ha anche una spiegazione sul fatto che questi spiriti appaiano in forma di sfera in quanto questa forma rappresenta la più semplice che possano assumere, pur potendo fare altrimenti, poiché la sfera applica una forza eguale e costante su tutta la superficie della sua struttura. L’équipe di Wyatt ha provveduto a fotografare gli Orbs con particolari apparecchiature a raggi infrarossi, telecamere e complesse attrezzature fotografiche munite di speciali lenti ottiche. L’osservazione dei loro movimenti, ripresi con attrezzature a infrarossi, ne dimostra la notevole velocità motoria autonoma, anche con cambi di direzione improvvisi non influenzabili dal vento o da altri mezzi fisici. Dai rilevamenti effettuati gli Orbs osservati presenterebbero una dimensione sferica variabile dai 5 ai 15 centimetri di diametro. Un altro aspetto sorprendente della manifestazione degli Orbs è che possono essere messi in relazione con oggetti riconducibili al fenomeno UFO. Due avvistamenti di UFO effettuati nei cieli notturni dell’Italia si sono mostrati emblematici ed hanno portato i ricercatori ad interrogarsi su una possibile concomitanza di identità delle due tipologie di fenomeni……