Tutti
coloro che sono alla ricerca della felicità devono superare degli ostacoli, che
non sono esterni ma delle proiezioni dei nostri condizionamenti e conflitti
interiori. Non sono gli accadimenti che determinano la nostra vita, ma come noi
ci poniamo di fronte ad essi, ovvero le risposte comportamentali che diamo. Possiamo rinchiuderci in un luogo solitario e
farlo divenire il nostro pensatoio, e dilettarci con pensieri torbidi e
immagini di azioni scorrette, ma gli effetti negativi si manifesterebbero presto
per quanto nessuno ci abbia visti né sentiti! Più a lungo ci crogioliamo in
quei pensieri e più essi si potenziano e prendono forma, e se ne parliamo ci
predispongono all’azione. Questa è la genesi dell’umano agire. Se nutriamo il
nostro lato oscuro e investiamo energia su di esso perdiamo il ben
dell’intelletto e saremo la causa dei nostri guai. Se invece nutriamo desideri
e pensieri elevati, la nostra vita diventerà sempre più improntata al
bene-essere, alla gioia e alla felicità. Il
percorso verso la felicità è ben descritto nella Bhagavad-gita IX,2. La
felicità non è utopia né qualcosa di astratto, bensì il bene-essere a tutti gli
effetti, e perciò dovrebbe essere inserita nel PIL delle Nazioni affinché
tutti possano informarsi in merito a quanto e dove le persone godano di più o
di meno reale benessere.
Laddove manca libertà di movimento, di pensiero, di parola, di azione e di
culto mancano le vere ricchezze dell’individuo e della comunità umana ed per
definizione un luogo dove nessuno dovrebbe vivere. Questi beni sono gli
strumenti per la felicità e vanno conquistati e rispettati, ma la felicità
esteriore che essi generano non è ancora una felicità indipendente dalle
condizioni esterne: politiche, economiche, ecc. L’autentica felicità non è uno
stato d’animo passeggero, in transito, bensì uno stato dell’essere, in cui
sentirsi stabili e a proprio agio nella nostra autentica dimensione spirituale. La beatitudine è una caratteristica inalienabile
dell’anima. Con lo studio della Bhagavad-gita e degli Yoga Sutra di Patanjali è
possibile accedere alla conoscenza della nostra profonda identità, andare oltre
il pensiero automatico per accedere a quel piano dove mente e cuore sono uniti
assieme. Seguendo la via dello Yoga, siamo condotti alla nostra realizzazione:
la ricongiunzione dell’anima con Dio. Nella Bhagavad-gita è la via dell’Amore,
la Bhakti, che favorisce la ricongiunzione tra l’essere individuale e l’Essere
Supremo come l’amante e il suo innamorato. Un Amore caratterizzato dalla
libertà interiore, patrimonio inalienabile di ogni essere e di cui nessun
evento esterno ci potrà privare una volta realizzata.