Lo Shivaismo Kashmiro è molto vicino al Cristianesimo autentico. Infatti come nel cristianesimo, qui l’accento viene posto sulla Grazia di Dio lo Spirito Santo del cristianesimo e sul risveglio del Cuore Essenza. Ci sono testimonianze secondo le quali Gesù, dall’età dei 12 anni fino ai 30 anni, sia stato in India e in Tibet, rimanendo molto tempo in Kashmir secondo alcuni documenti ritrovati in Tibet. C’è un’evidente somiglianza tra molti aspetti della tradizione cristiana autentica e lo shivaismo. Lo Shivaismo kashmiro ha inoltre delle influenze tantriche. Anche qui, come nel tantrismo, ritroviamo l’idea fondamentale del misterioso legame di tutto con il tutto, tra i diversi aspetti della creazione, come un modello olografico dell’universo. In questo modo, l’universo è una gigantesca rete di risonanze virtuali che si stabiliscono tra ogni punto “atomo” dell’Universo e tutti gli altri “atomi”… conoscendo profondamente un singolo aspetto “atomo” dell’Universo possiamo conoscere il tutto, l’universo intero, in quanto tutto è Risonanza. All’ora attuale, la risonanza è un concetto sempre più discusso e considerato nella scienza e nella cultura contemporanea. La letteratura kashmira offre una comprensione profonda e minuziosa della psiche umana e la definizione del Kundalini-siddha-yoga utilizzato come mezzo per il risveglio del proprio sé. Questa metodologia, strettamente monastica, pone un accento sulla meditazione e sulla riflessione personale. La creazione dell’anima individuale viene definita tramite il termine abhasa ovvero “un bagliore di Shiva al di fuori di Se stesso”. Attraverso la sua Shakti energia, vibrazione, Shiva realizza le azioni di creazione, mantenimento, riassorbimento, rivelazione e occultamento. Le 3 vie di realizzazione… Tra i mezzi utili per raggiungere la rivelazione del proprio Sé, lo Shivaismo del Kashmir contempla anche la conoscenza jnana e la devozione bhakti. La pratica spirituale sadhana conduce l’aspirante alla comprensione del fatto che il sé individuale altri non è che Shiva, ovvero il Sé e Dio sono una e la stessa sostanza. La tradizione kashmira, descrive tre tappe upaya che conducono l’aspirante alla realizzazione del proprio sé. Esse non si rivelano necessariamente sequenziali, in quanto il loro attraversamento dipende dal grado di evoluzione dell’adepto. La prima tappa è Anavopaya, o la via dell’individuo anu, nella quale l’aspirante purifica il proprio essere tramite l’agire kriya shakti sul piano fisico, includendo pratiche di posture yoga asana, il controllo della respirazione pranayama, alcune forme di meditazione, ma anche rituali, yantra, ecc.. La seconda è Shaktopaya, la via dell’energia, capace di alchimizzare il nostro mondo interiore.. richiede il controllo perfetto di pensieri ed emozioni, laddove predomina l’energia della conoscenza jnana shakti, che permette di realizzare importanti salti spirituali. La terza è Shambavopaya, o la via di Shiva, della coscienza, nella quale l’adepto ha già un livello tale che grazie alla sua volontà iccha shakti o alla sua aspirazione irrefrenabile, riesce a raggiungere rapidamente lo stato di coscienza suprema. Richiede un ardore ardente di amore per il divino e la capacità di entrare spontaneamente in uno stato di vuoto beatifico. Oltre alle tre summenzionate, esiste una quarta via chiamata Anupaya, la via “senza mezzi” nella quale il praticante non compie nessuna pratica e rimane focalizzato nel proprio essere, nel proprio sé, ora già fuso con il Tutto paramatman.. tutte queste “vie”, genialmente sintetizzate da Abhinavagupta, sono in realtà l’espressione del nostro livello di Coscienza.. più la nostra aspirazione è ardente e più la Grazia Divina può essere colta, permettendoci così, da qualunque livello ci troviamo, di rivelare la nostra Natura Ultima, Profonda, il nostro Sé Supremo ed Immortale.. Atman…