Per alcuni il termine sciamanesimo è un po’ controverso perché viene in genere relazionato con la magia e alla gente non piace parlare di magia né cercare di comprenderla e preferisce credere che sia qualcosa di soprannaturale o di straordinario. Pare che il termine sciamanesimo provenga dalla Siberia. In quel Paese, infatti, chi aveva un ruolo di leader o di medico, oppure era una sorta di psicologo, era detto “sciamano” o “shaman”. Il termine si è poi diffuso in tutto il mondo per designare genericamente chi ha una funzione di guida e di guaritore. Ecco una storia per spiegare la dinamica di una ‘Guarigione Magica’…
Quando Gesù, che era un famoso guaritore, arrivava in un luogo, era sempre preceduto dalla voce dei guariti che ne propagavano le incredibili abilità. La notizia giunse così a un giovane, cieco dalla nascita, che volle conoscerlo, con la speranza di poter essere guarito. Cominciò allora a girare per le strade gridando “Gesù, figlio di Nazareth, Gesù, figlio di Nazareth”… “Che cosa vuoi figliolo?” gli rispose Gesù. “Voglio guarire” gli disse il giovane. Allora Gesù prese un po’ di terra, la mise nel palmo delle mani, vi gettò sopra un po’ di saliva, formò un grumo di fango e lo collocò sugli occhi del cieco. Chiese poi ai suoi discepoli di condurre il giovane alla fonte e di lavargli gli occhi. Non appena i discepoli gli tolsero il fango, il giovane riacquistò la vista e tutti si meravigliarono del gran prodigio. Allora corse da Gesù per baciargli i piedi e gridargli tutta la sua gratitudine. E Gesù gli disse “Vai e dì ai tuoi fratelli che sono arrivato”.
Il giovane portò così la lieta novella a tutti i ciechi della regione e uno di loro si precipitò subito da Gesù dicendogli “Gesù, figlio di Nazareth, Gesù, figlio di Nazareth”… “Che cosa vuoi figliolo?” gli rispose Gesù tranquillamente. “Voglio guarire” gli rispose il cieco. Gesù gli pose le mani sulla fronte e gli disse: “Figliolo, apri gli occhi. Sei già guarito”. L’uomo aprì gli occhi e cominciò a piangere, saltare, benedire e baciare i piedi di Gesù. Poi gli disse: “Maestro, ti seguirò ovunque”. Allora Gesù gli disse “Vai e avverti che sono arrivato”. Un terzo cieco, dopo aver sentito quelle notizie, volle allora recarsi da Gesù, ma Lui si stava dirigendo verso Gerusalemme ed era circondato da una grande folla. Ed era impossibile da avvicinare. Il cieco allora cominciò a chiedere alla gente come poteva fare per incontrarlo e chi lo mandava da una parte chi dall’altra. Alla fine, disperato, si lanciò verso il Maestro e riuscì a toccargli il lembo del mantello.“Qualcuno mi ha toccato”, Gesù disse ai suoi discepoli. “Maestro, non ti ha toccato nessuno, noi ti stiamo proteggendo”gli risposero i suoi discepoli. “Qualcuno mi ha toccato” ripeté Gesù. Si girò e vide il cieco. “Posso vedere! Posso vedere!” gridò l’uomo. “La tua fede ti ha guarito” gli rispose allora Gesù. Nel primo caso vediamo che il guaritore utilizza alcuni strumenti sciamanici (terra, saliva e acqua) per creare fiducia nella mente del paziente e indurla a focalizzarsi nell’area trattata. In quel modo potrà rilasciare le sostanze neurochimiche necessarie alla sua ristrutturazione.Invece nel secondo caso il guaritore usa solo le parole: “Apri gli occhi. Sei guarito”. E nel terzo, la persona guarisce con la sua sola presenza. Nella prima fase, la mente ha bisogno di un appiglio esterno per avviare il processo di guarigione o per comprendere come gli elementi fisici interagiscono tra loro. Una volta compresa questa fase, l’appiglio non sarà più necessario e la mente potrà attivare o disattivare le sostanze neurochimiche usando solo il “decreto”, cioè un’affermazione o un ordine espresso a parole. Nella terza fase, infine, anche le parole non saranno più necessarie. La mente del paziente funzionerà in modo automatico decodificando l’informazione ambientale e prendendo come riferimento la sola presenza del guaritore. Lo sciamano ha infatti la funzione di ristrutturare la mente del paziente per creare in lui un nuovo paradigma e una nuova convinzione.
Nicolás Pauccar Calcina è un sacerdote Q’ero e uno degli ultimi discendenti diretti degli Inca ad aver ricevuto dagli antenati un sapere ancestrale rimasto chiuso per millenni nelle valli andine. In Così parla un Q’ero ci insegna a farci carico della nostra realtà e a diventare persone migliori. Descrive in prima persona il suo insegnamento, la sua storia e il percorso che l’ha condotto a diventare una guida spirituale e un guaritore fisico ed emotivo. Raccontandoci la sua esperienza, Nicolás ci mette direttamente in collegamento con gli Apu, i suoi custodi, che ci trasmettono le verità ancestrali dell’Universo e della Vita. Attraverso la voce di un Q’ero, sarà quindi possibile ascoltare la purezza di un messaggio che proviene da una saggezza remota per ricordarci quello che siamo veramente. Qui è la nuova generazione che parla, quella già fuori dalla cultura letteraria, con un linguaggio del sacro adatto ai nostri tempi. La scrittura di Nicolás è fresca, diretta, molto semplice, da storyteller, e raggiunge la profondità grazie a questa onestà e a una sorta di candore ingenuo che manca alle solennità conclamate di altre tradizioni…