Aloe Vera.. molto apprezzata sotto forma di succo, gli indiani d’America se ne servivano anche per curare le scottature dovute ai raggi di sole.
Bacche di biancospino.. i nativi utilizzavano queste bacche in molti modi, non solo come tonico cardiaco ma anche per la gestione di svariati disturbi, riguardanti in particolare la sfera femminile.
Chapparal.. una delle erbe preferite dai nativi americnai, che veniva impiegata in forma di infuso per il trattamento di sintomatologie di origine infettiva.
Echinacea.. secondo la tradizione degli indiani americani, questa pianta era indispensabile come antidoto per le punture d’insetto e per le otiti dei bambini.
Liquirizia.. trovava largo impiego per aromatizzare infusi e bevande, migliorando i casi di tosse insistente.
Lobelia.. pianta simile al tabacco, godeva di grande considerazione tra gli indiani d’America, i quali ritenevano avesse proprietà magiche e che per questo la utilizzavano nei rituali spirituali.
Olmo rosso.. un calmante naturale molto apprezzato dagli indiani, che se ne servivano anche per depurare l’organismo.
Poligala.. detta anche “radice della squaw”, veniva impiegata per contrastare il veleno dei serpenti ma, più in generale, per la gestioone dei problemi legati al ciclo femminile.
Radice di dioscorea.. gli indiani d’America la usavano a dosaggi moderati nei bambini perché ha un effetto lenitivo sulle coliche, e negli anziani per alleviare dolori articolari.
Radice di uva dell’Oregon.. era una delle erbe più utilizzate dai nativi americani per curare le ferite e le abrasioni.
Valeriana.. veniva impiegata per dare sollievo in casi di sintomi di origine nervosa e di infiammazione articolare.
I Guaritori Indiani Nativi erano ben consapevoli che la buona salute richiede un ottimo cibo nutriente e salutare, in campo alimentare erano molto progrediti… La mais e fagioli forniva un apporto completo di proteine e carboidrati, l’abbondante consumo di vegetali, semi oleosi e frutta fresca ai quali si aggiungevano peperoncino e tantissime erbe e aromatiche, oltre naturalmente alla cacciagione e agli animali che mutavano in tipologia a seconda delle latitudini e di cui non si sprecava nulla usando le ossa per costruire utensili sia per la caccia che per la casa, i tendini per gli archi da caccia, e via dicendo. Molte tribù native legarono la loro sopravvivenza ai bisonti: questi imponenti animali appartenenti alla famiglia dei bovidi non erano infatti soltanto una fonte di carne da consumare fresca, affumicata o seccata, ma fornivano anche le pelli, le ossa, gli zoccoli, le interiora, per usi vari poiché non veniva sprecato nulla. Gli indiani avevano grande rispetto per questi animali che venivano cacciati e uccisi esclusivamente per la sopravvivenza della tribù. Solitamente i guaritori nativi erano persone anziane con grandi conoscenze del mondo animale e vegetale, in grado di utilizzare ogni elemento fornito dalla natura per il trattamento dei sintomi più comuni. Dovevano capire le inclinazioni personali del soggetto da curare, ben consapevoli che la mente era un tutt’uno con il fisico malato e che molto spesso in essa andava ricercata la causa predominante di un disturbo dell’organismo. Erano in contatto diretto con il mondo degli spiriti, dal quale attingevano ispirazione per sanare ogni problema, va ricordato che la società indiana era profondamente intrisa da una concezione panteistica della vita, per la quale il rapporto con le divinità era alla base di ogni accadimento…