La crescita personale richiede un movimento continuo da una polarità all’altra. A volte stare da soli è perfetto… si ha bisogno del proprio spazio, di dimenticare tutti e stare con se stessi. L’altro è assente e quindi non hai nessuno che ti confina… l’altro crea un confine, da solo sei infinito. Vivendo insieme agli altri, andando in giro per il mondo, nella società, a poco a poco si avverte un senso di confino, di limitazione, come se si avessero attorno delle mura: diventa una sottile forma di prigionia e si sente il bisogno di muoversi. A volte è necessario stare completamente da soli, in modo che ogni confine scompaia, come se l’altro non esistesse affatto, e l’intero universo, il cielo infinito esistessero solo per te… in quel momento di solitudine per la prima volta si comprende cos’è l’infinito. Ma se ci rimani troppo a lungo, con l’andare del tempo l’infinito ti annoia, diventa insipido. Ci sono purezza e silenzio, ma non c’è alcuna estasi… l’estasi arriva sempre attraverso l’altro. E allora all’interno cresce una fame d’amore, si desidera rifuggire la propria solitudine, questo vasto spazio infinito, si vuole un posticino confortevole con della gente intorno, in modo da dimenticarsi di se stessi. Questa è la polarità fondamentale della vita, dell’amore e della meditazione. Le persone che cercano di vivere solo attraverso l’amore e le relazioni a poco a poco diventano molto limitate: perdono infinità e purezza, diventano superficiali. Vivere sempre in relazione significa vivere dentro i confini in cui puoi incontrare l’altro, pertanto ti fermi sempre sulla soglia, non riesci mai a entrare nel tuo palazzo, perché è davanti alla porta che ci si incontra con i passanti. Le persone che vivono solo nell’amore, dunque, a poco a poco diventano superficiali. La loro vita perde di profondità. E le persone che vivono solo di meditazione diventano molto profonde, ma la loro vita manca di colore, è priva di danza estatica, non ha la qualità orgasmica dell’essere. Un’umanità reale, l’umanità del futuro vivrà le due polarità assieme, e ogni mio sforzo consiste nel cercare di condividere tale comprensione. Sarebbe bene potersi spostare liberamente dall’una all’altra, senza che una delle due diventi una limitazione: non dovresti temere la folla del mercato, né dovresti temere il monastero. Tale libertà, tale flessibilità di movimento, è ciò che io chiamo sannyas. Più ampio è il movimento, più ricca sarà la tua vita. La vita dovrebbe essere al tempo stesso complessa e semplice. E’ necessario cercare di continuo questa armonia, altrimenti la vita diventa monotona, con una sola nota che si continua a ripetere, senza però poterne far nascere un’orchestra.

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