A volte i figli timidi preoccupano i genitori che vivono la timidezza come un limite, al contrario è un segnale di ricchezza interiore… Essere timidi non è un limite. Timidezza è un termine a cui diamo spesso una connotazione negativa, lo usiamo per indicare chi è chiuso, poco comunicativo, introverso e talora anche un po’ problematico. Ma siamo sicuri che si tratti di una mancanza di capacità relazionale? Di un qualcosa “in meno”? No, in molti casi essere timidi è il segnale di un atteggiamento più ampio, dalle valenze positive che se non viene trasformato in malattia o messo sotto processo può aiutare i bambini a sviluppare la loro vera personalità. C’è una metafora che ci aiuta a comprendere la funzione di questa “chiusura” è quella dell’ostrica, dalle valve serrate, impenetrabili perché custodisce una perla che ha bisogno di crescere al riparo da contaminazioni. Forzare i bambini timidi ad aprirsi significa dunque “esporre” la loro piccola perla non ancora formata a interferenze esterne che rischiano di comprometterla per sempre. Perché la timidezza fa paura a molti genitori? Il motivo spesso è il fatto che non rientra nei canoni del modello socio-culturale dominante, per il quale la personalità vincente è quella estroversa, sempre disponibile e “connessa” con il mondo. Un modello che gli adulti proiettano sui bambini nel timore che, se rimarranno timidi e riservati, non si faranno largo nella vita. In realtà, ai fini dell’affermazione personale e dell’intelligenza, non c’è differenza tra introversi ed estroversi, si tratta di modi differenti di crescere e affrontare la realtà. I bambini timidi possono essere ugualmente determinati e affascinanti di chi è più immediato nelle relazioni. Cosa fare con i bambini timidi… in primo luogo non forzarli… Rispettare la timidezza significa non buttare a forza i piccoli in situazioni collettive a cui non si sentono pronti. Una buona idea è quella di introdurli prima in un gruppo più piccolo, fatto di due-tre bambini, e solo quando si vede che si trovano a loro agio passare a gruppi più numerosi. A volte i bambini timidi hanno solo bisogno di un incoraggiamento iniziale, che però non può giungere dal “Dai, forza!” di un genitore. Può essere utile fargli portare un oggetto da casa, di cui è fiero, da mostrare e condividere con gli altri. Così non lui, ma l’oggetto sarà il centro dell’attenzione altrui, e lui si potrà relazionare senza provare disagio…