E’ quanto esprime a suo modo Ochwìa Biano, nome che significa lago di Montagna, capo del popolo nativo-americano dei Pueblos Taos, durante un colloquio con lo psichiatra e antropologo svizzero Carl Gustav Jung.. «Vedi» diceva Ochwìa Biano, «quanto appaiono crudeli i bianchi. Le loro labbra sono sottili, i loro nasi affilati, le loro facce solcate e alterate da rughe. I loro occhi hanno uno sguardo fisso, come se stessero sempre cercando qualcosa. Che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualcosa, sono sempre scontenti e irrequieti. Noi non sappiamo che cosa vogliono. Non li capiamo. Pensiamo che siano pazzi.» Gli chiesi perché pensasse che i bianchi fossero tutti pazzi. «Dicono di pensare con la testa», rispose. «Ma certamente. Tu con che cosa pensi?» gli chiesi sorpreso. «Noi pensiamo qui», disse, indicando il cuore. Abbiamo bisogno di una sapienza che ci riconduca a pensare con il cuore. Abbiamo bisogno di tornare a sapere che nella vita della mente, oltre ai momenti comuni di ponderazione e di agitazione, vi sono occasioni dove l’agitazione si placa e si può raggiungere la pace interiore. Il senso specifico del lavoro spirituale consiste nel servire proprio questa dimensione, quando la mente si acquieta e gusta il suono del silenzio, la pace interiore, la gioia intima del cuore, la più profonda liberazione.
By Vito Mancuso