L’edera comune è una pianta rampicante sempreverde che cresce rigogliosa e appartiene alla famiglia delle Araliaceae. Nei rami non fioriferi ha foglie caratteristiche a 3 o 5 lobi di colore verde chiaro e scuro; nei rami fioriferi le foglie invece sono romboidali. I fiori sono formati da cinque petali di colore verde; i frutti invece sono piccole bacche riunite in formazioni sferiche delle quali gli uccelli si cibano abbondantemente nei periodi invernali; se ingerite dall’uomo, invece, tali bacche provocano irritazione alle pareti gastriche. L’edera è una pianta diffusissima che si può trovare a ridosso di ruderi, su alberi, ma anche nel sottobosco: può svilupparsi rigogliosa sia a terra che abbarbicata lungo le pareti e può raggiungere altezze considerevoli, superiori ai 20 metri di altezza. La pianta dell’edera è sempre stata correlata al dio Dionisio, rappresentandone uno dei simboli sulla terra. Attorno a questa pianta si sono sviluppate molte leggende: una delle più affascinanti narra che l’edera nacque subito dopo la nascita di Dionisio per ripararlo dal fuoco che lambiva il corpo della madre, colpita da un fulmine di Zeus. In proposito, i tebani decisero di consacrare a Dioniso l’edera, il cui nome perikiosos, significava appunto avvolgitore di colonne. L’edera è anche associata alla vite, l’altra pianta sacra per il dio in questione. Vi sono diverse tesi in proposito, ma la più accreditata sembra quella di W. Otto, un apprezzato storico delle religioni, che spiega come edera e vino rappresentino l’uno l’esatto opposto dell’altra: mentre la vite muore d’inverno e rifiorisce in primavera, l’edera “rivive” in autunno e ha bisogno di ombra e freddo per produrre le sue bacche. Questa lettura si lega a quella che vuole l’edera come simbolo dell’innocenza: sempre nell’ottica di questa contrapposizione l’edera rappresenterebbe l’innocenza in opposizione al peccato della vite e del vino. Questo significato alternativo della pianta è comunque legato alla figura di Dionisio: la divinità, infatti, rappresentava nell’antichità anche l’innocenza e la spensieratezza e, cingendosi il capo di edera, conferiva alla pianta il significato di innocenza e innocuità. Forse anche per queste ragioni è diffusa da secoli l’usanza di rappresentare le osterie con un tralcio di edera, a rappresentare l’innocenza e la non dannosità del vino. Inoltre, Dioniso era considerato il dio del trasporto amoroso: anche in questo caso, il vigore con cui l’edera cresce rigogliosa bene rappresenta queste caratteristiche. A conferma di ciò, si ricorda che nel vocabolario amoroso l’edera rappresenta la passione che spinge gli amati ad avvolgersi l’uno all’altra proprio come l’edera attorno ai tronchi degli alberi. La pianta di edera viene spesso utilizzata nel periodo natalizio, particolarmente nel Nord Europa, per decorare a festa l’intero appartamento o, secondo altre tradizioni, il camino di casa. Alcune tradizioni assegnano un ulteriore significato all’edera, significato comunque non in contrapposizione ai precedenti: per la sua caratteristica di aggrovigliarsi in modo deciso, quasi indissolubile, l’edera è considerata simbolo di fedeltà: per questo gli sposi, talvolta, ne portavano al collo ghirlande intrecciate.