Come la rosa per l’occidente il loto è per l’oriente il più significativo e importante tra i simboli floreali ed è ricco di significati e allusioni. Indica spiritualità, è simbolo di purezza e dell’armonia cosmica. Il loto è considerato sacro e rappresenta anche Nirvana. Il loto, profumatissimo giglio, comincia a crescere nel fango, al fondo di un bacino idrico di acque limacciose e sboccia a splendore di sole, galleggia in superficie, la sera si richiude su sé stesso. I suoi petali e foglie non si inumidiscono e l’acqua cade giù. In India era considerato il simbolo mistico per eccellenza della “luce del cuore” proprio per il modo singolare con cui si apre alla luce. Per gli antichi egizi era il primo fra i fiori e si diceva che la prima divinità del pantheon fosse nata proprio da lì. Il popolo Egizio lo considerava il simbolo dell’eloquenza, simbolo di speranza, di salvezza e di rinascita. I suoi petali venivano pertanto posti nelle parti intime delle mummie delle donne, proprio come simbolo di purificazione e di rigenerazione. Il loto, dunque, rappresenta l’auto-creazione, la nascita della terra dal caos e, nello stesso tempo, la luce e l’ordine, l’aspetto evolutivo del mondo e degli uomini. Infatti secondo l’antica cosmogonia egizia, dal bocciolo di un fiore di loto nacque Ra. Il dischiudersi del bocciolo illuminò di luce divina le acque limacciose del Nun (il Caos Informe) che si ritirarono mostrando la terra asciutta. Ra se ne compiacque e salì verso le stelle per diventarne la più luminosa ed illuminare la terra che aveva appena creato. Egli divenne Aton, il disco solare. Ora non vi era più solo Caos ed Oscurità, poichè Ra aveva portato Luce ed Ordine nel mondo. L’offerta del fiore di loto era considerata un atto sacro, per cui essa compare spesso nell’arte. Nelle scene di dipinti e rilievi si pone il loto in mano ad una donna e lo si offre poi sugli altari. Sulla tavola delle offerte vi sono tutti gli oggetti e gli alimenti indispensabili per l’aldilà, anche i fiori di loto. Il loto era sacro anche presso i Romani che lo consideravano un simbolo di generazione e di unione e lo chiamavano “junonia rosa”, in onore a Giunone.
Presso i Greci era ritenuto il “fiore dei fiori”, nato dal sacrificio della ninfa Lotis la quale, piuttosto di cedere alle insane voglie del satiro Priapo, preferì gettarsi nelle acque del fiume. Con i suoi petali si adornavano la fronte le giovani spose e le regine. Secondo la tradizione Induista, è il simbolo della prima manifestazione dell’essere supremo, è la porta del grembo dell’universo. Assunse le sembianze di una Dea-loto che era la grande Dea Madre adorata in vaste aree del mondo, simile ad Afrodite e Hathor. Viene spesso raffigurato come un fiore d’oro dai mille petali ed è il simbolo della grazia femminile e della fecondità. La Dea loto fu venerata anche dalla popolazione pre ariana fino a quando il suo culto non venne inglobato nella tradizione vedica. La figura di colei che tiene in mano il loto, nel buddhismo tantrico, dove le idee del buddhismo si amalgamano con quelle dell’Induismo, è una manifestazione letteraria della saggezza trascendente. Nel Brahmanesimo si immaginava che le creature divine nascessero dai fiori di loto. Nel Buddismo, il fiore di loto è simbolo di “estremo disinteresse per se stessi e dedizione al prossimo”, fondamentale negli insegnamenti di Shakyamuni. Denota nella cultura buddista, il principio femminile di ogni Buddha e Bodisattva. Ogni varietà di loto simboleggia nel Buddhismo uno stato spirituale. Il bianco è lo stato di purezza mentale e di perfezione spirituale del Buddha. Il loto rosa rappresenta il Buddha Siddhartha Gaitama. Il rosso è il colore della compassione da parte del Buddha, l’azzurro è la sua intelligenza suprema, infatti, in questo caso il fiore viene rappresentato chiuso perchè i mortali non possono contemplarla. Quasi tutte le divinità del Buddhismo sono rappresentate sedute su fiori di loto che ne simboleggiano la totale purezza, i mille petali rappresentano la pluralità degli universi sui quali regnano le divinità raffigurate. Il loto non cresce in Tibet. Ciò significa che nella cultura e nella religione tibetane il loto è un’acquisizione puramente simbolica che ha unito i popoli al di là e al di qua dell’Himalaya nel rappresentare la più alta visione di Purezza e di Bellezza: lo stelo del loto si erge infatti dalla melma degli stagni e dei laghi per fare sbocciare il fiore, incontaminato e incontaminabile, immacolato e perfetto, sopra la superficie dell’acqua. Il loto è l’unica pianta acquatica che grazie alla forza del suo stelo fa sbocciare il fiore con un numero di petali sempre regolare da otto a dodici, tutti uguali fra loro. Nella loro simmetria i petali hanno sempre rappresentato il simbolo dell’armonia del cosmo; in questo senso si utilizza il loto nel tracciare mandala e yantra. Straordinari sono i significati simbolici del loto: la melma rappresenta la sofferenza, quanto di oscuro e plumbeo vi è nel mondo, tutto quanto trattiene il nostro essere dall’acquisire quella “chiara visione” che grazie alla pratica incessante ci permetterà di elevarci sopra tutte le contaminazioni del mondo fenomenico per farlo sbocciare, radioso e immacolato, alla luce della propria consapevolezza. Il loto rappresenta la purezza di corpo, parola e mente, la vera essenza del nostro essere che è rimasta fondamentalmente immacolata malgrado il fango del mondo, essa si realizza solo alla luce della nostra consapevolezza. Il loto a otto petali è l’equivalente della ruota del Dharma che ha otto raggi. Nel Tantrismo i centri dell’energia vitale sono rappresentati come dei fiori di loto a più petali. Il loto è uno degli Otto Simboli di Buon Auspicio che costituiscono uno dei più antichi e conosciuti gruppi di simboli della cultura tibetana; essi sono presenti già a partire dai testi canonici del Buddhismo Indiano, cioè nei testi redatti in pali e in sanscrito.