Il mantra tibetano più conosciuto è il Mani Mantra “OM  MANI PADME HUM”, datoci dalla grande divinità di Chenrezig, il Bodhisattva della Compassione. Questo mantra è usato per purificare se stessi dalle emozioni negative, per eliminare tutte le sofferenze e per proteggere dalle influenze negative e dalle malattie. E’ il migliore per sviluppare la compassione per se stessi e gli altri.  Alcuni mantra possono essere usati liberamente, altri devono essere trasmessi e insegnati da un maestro o lama. Occorre considerare il maestro come il rappresentante attuale del Buddha e portargli lo stesso rispetto che riserveremmo a Lui. Molti preziosi insegnamenti sono stati trasmessi da maestro a studente da migliaia di anni Prima di iniziare la recita del mantra il praticante deve considerare le motivazioni interiori, le ragioni per cui vuole fare la pratica. Compassione e le motivazioni altruistiche sono le migliori. Se si fa la pratica per aiutare tutti gli esseri sofferenti, i meriti si moltiplicano e le negatività cominciano a trasformarsi. Occorre promettere di lavorare per il bene di tutti, questa è il voto del Bodhisattva. Si deve iniziare pulendo la mente dagli strani pensieri, respirare profondamente, centrare se stessi. Si comincia solo quando ci si sente ben connessi e concentrati. Il Mani mantra è il mantra sanskrito di Avalokiteshvara, il Bodhisattva della Compassione, conosciuto come Chenrezig nella lingua tibetana. E’ recitato tutti i giorni dai Buddhisti Tibetani.  Spesso il praticante tibetano tiene la mala per contare i mantra nella mano sinistra, fa girare una ruota delle preghiere nella mano destra, canta e cammina girando attorno allo stupa. Tutto contemporaneamente! I tibetani credono che recitando il Mani mantra costantemente, si occupi la mente con pensieri e intenzioni positive. Questo trasmuta e manda via tutti i sentimenti e i karma negativi e permette di avere una vita più felice e rinascite migliori. Il mantra “OM AMNI PADME HUM”deve essere recitato almeno per una mala intera (108 volte), mentre si recita occorre visualizzare Chenresig, la divinità della Compassione, davanti a noi, nel nostro terzo occhio, e immaginare che sia luminoso e che irradi dal suo cuore un arcobaleno luminoso e colmo di compassione. Questa pioggia luminosa trasmuta la sofferenza di tutti gli esseri senzienti e ritorna con la benedizione di tutti i Buddha e i Bodhisattva delle dieci direzioni. Quando recitiamo il mantra e visualizziamo Chenrezig ricordiamo di farlo con il cuore. Praticare senza sentimento è solo un esercizio intellettuale e non porta nessun beneficio. L’energia del cuore potenzia e guida la pratica. Quando la pratica è finita Chenrezig si dissolve in un raggio luminoso, come di un laser. Questa specie di arcobaleno miscela la propria energia con quella di tutti gli altri esseri e si unisce alla benedizione di Chenresig. Si consiglia di rimanere seduti qualche minuto nella beatitudine del mandala del Buddha della Compassione.

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