Questa specie è il fiore sacro del Buddismo e di molte altre religioni asiatiche. Alcuni concetti del Buddismo vengono ripresi anche dall’Induismo e molti significati di questo fiore sono comuni a entrambe le religioni. Questo genere, nel buddismo, rappresenta l’elevazione spirituale, il cammino dell’Uomo verso una maggiore capacità di non lasciarsi contaminare dai problemi del mondo. Come il fiore si eleva dallo stagno rimanendo perfettamente pulito, anche l’essere umano, attraverso un percorso di meditazione, di saggezza e di crescita interiore, può raggiungere la capacità di superare il male e di non lasciarsi travolgere dalle difficoltà, rimanendo fedele a se stesso e “puro” dai “cattivi” condizionamenti esterni. Questa varietà arborea, secondo il Buddismo, è proprio il fiore della meditazione e della riscoperta della vita, della luce e della consapevolezza interiore. Essere come il loto non vuol dire non accorgersi dei problemi della vita, ma significa saperli affrontare e superare senza lasciarsene travolgere o condizionare. Ecco perché nel simbolismo, il fiore bianco è quello che meglio rappresenta lo stato di purezza mentale o spirituale comune a tutte le religioni, Anche in quella cristiana, il simbolismo religioso della purezza dell’anima si affida ai fiori bianchi, ma se il Buddismo e l’Induismo usano il loto, il cristianesimo usa il giglio, altro fiore simbolo di candore e di purezza spirituale di cui abbiamo parlato in un altro approfondimento pubblicato sul nostro sito.

La religione induista attribuisce a questo fiore il significato di creazione e di rigenerazione, oltre agli stessi significati espressi dal Buddismo. La creazione e la rigenerazione vengono attribuiti a un principio divino femminile. Infatti, è proprio nella religione induista che le varie divinità vengono raffigurare come partorite dal calice del fiore di loto. In tal senso questo fiore viene considerato come il centro dell’universo. Una leggenda racconta del dio Visnu, dal cui ombelico sbocciò un fiore di loto su cui si sedeva il dio Brahma, identificato come il creatore. Visnu, invece, visto come il protettore, e Shiva, il trasformatore, sono, assieme a Brahma, le principali divinità indù associate a questo fiore. Anche le divinità femminili vengono raffigurate sedute su un fiore di loto e con in mano un fiore rosa. Si tratta della dea Lakshmi, che personifica la bellezza femminile, la fortuna e la prosperità.

L’Asia è il continente che più di tutti ha saputo creare un forte attaccamento alle proprie origini e tradizioni. Molte usanze e cerimoniali, più che a delle religioni, sembrano appartenere a delle scuole di pensiero o a dei concetti filosofici che considerano questo fiore come il loro simbolo principale. Si tratta di filosofie o scienze legate alle meditazione ed alla purificazione delle mente, come lo Yoga e il Tantrismo. Lo Yoga è anche una disciplina che insegna la meditazione e il rilassamento attraverso alcune posizioni del corpo. La posizione del loto, detta anche ‘padmasana’ si usa quando oltre alla meditazione si vuole raggiungere anche un maggiore stato di consapevolezza interiore. Dallo Yoga, che è una disciplina direttamente collegata all’Induismo, ha origine il concetto di centri energetici o “chakra”. Il “chakra della corona”, centro energetico situato nella parte superiore delle testa, viene anche chiamato “ il loto dai mille petali”, mentre nella religione induista, i sette principali centri energetici del corpo ( chakra) vengono rappresentati proprio dai fiori di loto. Nella filosofia tantrica questo fiore riassume il peculiare significato di principio creante femminile già visto nel paragrafo dedicato all’Induismo.

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