Per i Celti  il gufo è un uccello sacro e magico, che appare in molte raffigurazione del periodo di La Tène in cui è simboleggiata una dea gufo. Viene chiamato bodach oidche, «fantasma della notte», o cailleach bhan; «vecchia donna bianca», ed è quindi associato a Cailleach, la Strega d Acqua, e alla guerriera Scathach dell’isola di Skye. il gufo è un uccello della notte, un accompagnatore delle anime dei defunti attraverso i reami dell’ ombra, un simbolo di morte e distruzione, della luna uno degli antichi animali sacri alla Dea, chiamato appunto Occhio della Dea.
E’ un uccello notturno compagno di Gwynn ap Nudd, Signore dell’ Altromondo e responsabile delle anime dei guerrieri caduti in battaglia. Famoso nella tradizione gallese è il gufo di Cwm Cawlwyd, una delle creature più vecchie del mondo. Il gufo è anche simbolo della saggezza e della conoscenza delle cose antiche. La figura della civetta si confonde spesso con quella del gufo e si può quindi considerare come simbolismo unico. Un’antica leggenda britannica parla del cacciatore Herne (il famoso Cernunnos) che ha un copricapo ornato di corna di cervo, un braccialetto che emana una strana luce al suo polso sinistro e una civetta o un gufo che volano sopra di lui durante la sua corsa attraverso i boschi insieme alla schiera di morti e esseri mostruosi. Nella tradizione dei nativi americani, il gufo era uno degli animali totemici, di grande importanza e dalle doti sia negative che positive. I guerrieri notturni dei Lakota erano detti “guerrieri dei gufi”, poiché si pitturavano cerchi neri attorno agli occhi per indicare la loro preferenza per i combattimenti notturni e per ottenere la vista acuta di questo uccello. Le tribù Navajo e Pueblo veneravano il gufo e lo temevano, tanto che non entravano in una casa in cui fosse custodita una parte di gufo, per una forma di rispetto. Ai bambini Dakota si insegnava a scappare immediatamente e nascondersi se udivano il verso di questo rapace, poiché veniva spesso impiegato come segnale prima di un attacco notturno. Presso molte tribù il gufo era chiamato “Aquila Notturna”, perché volava in silenzio ed era in grado di vedere ogni cosa, sia di giorno che di notte. Presso i Navajo, era simbolo della terra e del cielo; i Pawnee lo designavano “Re della Notte” e credevano che la sua presenza offrisse protezione agli esseri umani nell’oscurità. I Cherokee lo onoravano come un animale sacro, perché capace di donare il potere di vedere anche nelle tenebre; tra gli Omaha, esso è la guida degli uomini nella notte. Incarnazione della ricerca spirituale, la sua associazione con il buio rispecchiava la meditazione sulla morte e il silenzio del mistero del mondo. Il totem del gufo rappresenta, sciamanicamente, la profondità della realtà psichica, la guida per ritrovare la luce della saggezza ed era impiegato anche nella ruota della medicina. La sua familiarità con le tenebre fa scaturire la capacità di vedere nel buio: da qui l’associazione del gufo con la saggezza e con la veggenza. Secondo molte altre tribù ha l’incarico anche di proteggere gli uomini durante le cerimonie e di tenere lontane le entità malvagie. Inoltre, esso indica la via per il regno dei morti a coloro che hanno lasciato questo mondo.

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