Kimono significa letteralmente “cosa che si indossa” da “ki” che significa “indossare” e “mono” che significa “cosa”. In passato per kimono si intendeva qualsiasi tipo di abito, in seguito col passare del tempo, dal diciannovesimo secolo si è rafforzata l’idea di chiamare kimono solamente il capo tradizionale che conosciamo oggi, in contrapposizione all’abito occidentale, lo yōfuku. In Giappone si può scegliere indifferentemente di vestirsi all’occidentale o con il classico abbigliamento tradizionale, sia per le occasioni formali che per quelle informali, anche se per l’abbigliamento di tutti i giorni si preferiscono per praticità gli abiti occidentali, si può tuttavia affermare che esiste una duplice tipologia di vestiario, senza abbandonare l’uso del kimono. I kimono vengono realizzati da un solo rotolo di tessuto, chiamato “tan” della dimensione tradizionale di 35 cm per 11 m, dal quale si ricavano due strisce di tessuto per la parte anteriore, due per la parte posteriore e due strisce più strette per il colletto e i risvolti. Il metodo più antico per lavare il kimono è chimato “arai hari” e consiste nello scucirne le parti per poi ricucirlo una volta asciutto. Oggi questa pratica è molto meno usata, se non per i kimono antichi e più costosi, anche grazie ai nuovi metodi di lavaggio e ai tessuti moderni.
I kimono dopo essere stati accuratamente piegati con dei metodi precisi per evitare il formarsi di grinze, vengono conservati avvolti da uno speciale tipo di carta chiamato “tatōshi”. I kimono per gli adulti, e specialmente per le donne, hanno tutti la stessa taglia, la lunghezza si regola “rimborsando” l’eccesso sotto l’obi. In passato quando il kimono era tagliato esclusivamente dal tan di misura tradizionale, le persone di grossa taglia, come i lottatori di sumo, dovevano ricorrere ai kimono su misura, molto più costosi dei formati standard. Tradizionalmente il kimono è in seta, crêpe di seta (come il “chirimen”), broccato di seta o satinato (come il “rinzu”) non solo perchè è il tessuto più pregiato, ma anche per retaggio culturale. Il kimono oltre ad essere per tradizione cucito a mano, viene anche dipinto a mano usando diverse tecniche a seconda del risultato che si desidera ottenere e dal tipo di disegno. Citiamo lo yuzen, una tecnica di tintura a mano libera con l’ausilio anche di amido di riso o colla, lo shibori, una tecnica che consiste nel legare il tessuto per poi intingerlo nel colore, ottenendo così delle variazioni di tonalità in prossimità dei nodi, infine la tradizionale pittura a mano e a stencil. Nei kimono sono molto importanti le decorazioni che, insieme al tipo di tessuto e modello, ne determinano la formalità o informalità. Le decorazioni devono rispecchiare la stagione in cui lo si indossa, per esempio un paesaggio innevato si presterà all’inverno, mentre i fiori di ciliegio alla primavera. Poichè non tutti i giapponesi possono permettersi numerosi kimono nel loro corredo, poichè i prezzi sono molto alti, si può ovviare al decoro acquistando dei kimono che raffigurino tutte le stagioni o soggetti neutri, come i ventagli, o astratti, per essere adatti così ad ogni periodo dell’anno.