‘Quando trafitto da una grazia potente, avendo ascoltato una sola volta la parola del Maestro, egli comprende la realtà assoluta da solo, la fusione con Shiva è indipendente da qualsiasi progressività’ dice Abhinavagupta. Questo essere, liberato nel momento non deve compiere alcuna pratica, tutto è l’espressione del “Io sono”.  La via divina di fusione immediata con Shiva/Shakti (sâmbhavopâya) non si può penetrare all’istante l’assoluto, alcuni esseri eccezionali sono toccati dalla grazia di una grande libertà che li conduce rapidamente all’identificazione con Shiva/Shakti. È la via del desiderio puro, accessibile a chi ha il Cuore Aperto. Questo eroe è immerso immediatamente nell’universo non duale e non incontrerà mai più la confusione. È la via di un risveglio spontaneo e definitivo che nulla può offuscare. Il tantrika è vivo e allerta in un’unità continua. In lui non c’è più differenza soggetto/oggetto. Tutto non è altro che coscienza vibrante nella quale emergono e scompaiono tutte le tracce, le formazioni mentali, le sensazioni di separazione dall’assoluto. È l’essenza pura e semplice dell’amore divino.  Questo liberato vive disteso, presente ad ogni cosa, immerso nel divino. La via dell’energia della ragione intuitiva (sâktopâya). Quando il pensiero duale si è calmato grazie all’iniziazione diretta delle dee o dell’insegnamento del Maestro e dei testi sacri, il tantrika “cancella la traccia della dualità” grazie alla propria ragione intuitiva. Questa via è al di là dei diversi yoga e delle pratiche destinate a situare gli yogin nella percezione non-duale. Questo praticante vede ogni cosa come uguale a Shiva/Shakti. Tutto non è altro che coscienza. “Tutto ciò che è prescritto o vietato non può servire d’accesso né ostacolare la via verso la Realtà suprema” dice Abhinavagupta. Lo yogin realizza che non è vincolato dall’atto karmico, che non ci sono né impurità né dipendenze e che nulla e nessuno può privarlo della Coscienza.” Allora, penetrato dall’identità del Sé e della Coscienza del corpo e della totalità, egli è uguale al Divino”.  La via dell’individuo e della pratica (ânavopâya). Qui l’accesso passa attraverso i diversi yoga : meditazioni, visualizzazioni, pratiche insegnate nel Vijnanabhairava tantra. Progressivamente il praticante si libera dalla dualità, dai nodi intimi che impediscono lo schiudersi della Coscienza, dalle abitudini ripetitive, dalla paura, dall’angoscia e dalla sensazione di essere un individuo isolato. Poco a poco l’ego si distende, la presenza diviene continua, la Coscienza emerge e la non differenziazione del tantrika e dell’universo prepara lo yogin alla via della ragione intuitiva. Queste tre vie non costituiscono delle tappe, tutte portano alla Coscienza. L’insegnamento non le utilizza, ma le mescola in risposta ad ogni praticante e ad ogni istante. ‘Solo l’amore è divino in questa via senza illusione. Nessuno yoga, nessuna ascesi può condurre a lui’.

Daniel Odier

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