1.Ruota del Dharma
La Ruota del Dharma (in sanscrito Dharmacakra, in tibetano chos-kyi-‘khor-lo) si compone di un mozzo centrale, di 8 raggi e di un cerchio esterno. Simboleggia l’insegnamento buddhista nella sua globalità. Ci ricorda che il Dharma abbraccia tutte le cose, non ha nè inizio nè fine, è in movimento ed immobile. La ruota è costituita dal mozzo, i raggi e il cerchio: il mozzo rappresenta l’addestramento alla disciplina morale che rende stabile la mente; i raggi rappresentano la comprensione della vacuità di tutti i fenomeni che permette di eliminare alla radice la nostra ignoranza; il cerchione esterno, infine, identifica la concentrazione che permette di tenere salda la pratica della dottrina buddista La ruota rappresenta quindi l’ineluttabilità della legge di causa ed effetto che è alla base della catena delle rinascite e nel contempo la Dottrina che conduce alla liberazione dalla sofferenza.
2 – il glorioso Nodo Infinito
Il nodo infinito (in sancrito srivatsa, in tibetano dpal be’u) è è composto da linee chiuse intersecantisi ad angolo retto. E’ uno dei simboli maggiormente utilizzati dall’iconografia tibetana. Per il buddhismo tibetano è un simbolo classico del modo in cui tutti i fenomeni sono interdipendenti tra loro e dipendono da cause e condizioni che vengono rappresentati dalle linee geometriche che si intersecano tra loro. Non avendo nè inizio, nè fine simboleggia anche l’infinita conoscenza e saggezza del Buddha e l’eternità dei suoi insegnamenti.
3 – Vessillo della vittoria
Il vessillo della vittoria (in sancrito dhvaja, in tibetano rgyal-mtshan) si riferisce a diversi oggetti della cultura tibetana. Classicamente è uno stretto cilindro di tessuto con tre o più strisce di seta adornato con nastri di cinque colori (bianco, rosso, verde, blu, giallo). Funge da decorazione e generalmente si trova all’interno di templi e monasteri, sospeso al soffitto, come ornamento dei tetti o all’estremita’ delle lunghe aste di preghiera. A volte viene utilizzato anche sul tetto di abitazioni private. Rappresenta la vittoria degli insegnamenti buddisti, la vittoria della conoscenza sull’ignoranza e sulla paura, la vittoria del Dharma contro tutti gli ostacoli e il raggiungimento della felicita’.
4 – Conchiglia
La conchiglia (in in sanscrito daksinavartasankha, in tibetano dung gyas-‘khyl) viene rappresentata con colore bianco, generalmente con avvitamento verso destra (destrogira). La conchiglia, oggetto naturale e non prodotto artificialmente dall’uomo, è stata per questo utilizzata fin dall’antichità come strumento rituale. Nel Buddhismo tibetano si utilizza spesso come strumento musicale e il suo potente suono viene utilizzato per richiamare i monaci alle puje o alle riunioni. Rappresenta la gloria dell’insegnamento del Dharma, che come il suono della conchiglia si diffonde in tutte le direzioni, e l’abbandono dell’ignoranza.
5 – Vaso della ricchezza
Il vaso della ricchezza (in sanscrito kalasa, in tibetano gter-chen-po’i bum-pa) è un recipiente tondo con il collo corto e stetto che poi si allarga formando un bordo decorato. L’apertura del vaso è chiusa con un grande gioiello che indica appunto che si tratta di un vaso della ricchezza. L’utilizzo di vasi di questo tipo risale fin dai primi giorni del Buddhismo e delle altre religioni e simboleggia l’idea di ottenimento e soddisfazione dei desideri materiali. Il vaso della ricchezza simboleggia la realizzazione spirituale, la perfezione del Dharma, la longevità e la prosperità.
6 – Il parasole
Il Parasole (in sanscrito chattra, in tibetano gdugs) è il simbolo della dignità regale e rappresenta il potere spirituale. Risalente dall’arte indiana vi si trova in diverse varianti nell’iconografia tibetana: può essere più o meno elaborato, di colore giallo, bianco o multicolore; può anche essere composto da più parasoli sovrapposti uno all’altro e il tutto sorretto da una struttura di legno. Il parasole simboleggia l’intera attività del Dharma nel proteggere tutti gli esseri senzienti dalla malattia, da ogni forza avversa, da ogni ostacolo, dall’ignoranza, dalla sofferenza di questa vita, dalla rinascita nei regni inferiori affinché si giunga alla completa estinzione della sofferenza.
7 – I pesci d’oro
I pesci d’oro (in sanscrito suvarnamatsya, in tibetano gser-nya) sono un simbolo religioso usato fin dai tempi antichi. Originariamente in India si rappresentavano i fiumi sacri del Gange e dello Yamuna con dei pesci. Questo simbolo consiste nella raffigurazione di due pesci d’oro (in sanscrito suvarnamatsya, in tibetano gser-nya) posti verticalmente e paralleli, o leggermente incrociati con le teste in basso rivolte una verso l’altra. I Pesci d’Oro simboleggiano l’auspicio di tutti gli esseri senzienti in uno stato di assenza di paura, salvati dal pericolo di cadere nell’oceano della sofferenza e liberi nell’avere acquisito la consapevolezza della natura ultima.
8 – Fiore di loto
Il fiore di loto (in sanscrito padme, in tibetano padma) non cresce in Tibet, per questo viene disegnato in modo molto più semplice e stilizzato di quanto fatto nelle rappresentazioni d’arte indiana o giapponese. Il fatto che sia presente in Tibet sta indicare quanto il suo utilizzo iconografico sia strettamente simbolico e indichi purezza e bellezza. Uno tra i simboli tibetani più noti, simboleggia infatti la purezza in quanto, benchè affondi le sue radici nel fango degli stagni, produce i suoi bellissimi fiori al di sopra dell’acqua. Rappresenta quindi la purezza, particolarmente quella spirituale, ed è per questo che molto spesso le immagini del Buddha e dei Bodhisattva vengono rappresentate sedute sopra un trono a forma di fiore di loto. La simmetria dei petali del fiore di loto, da otto a dodici petali vuole rappresentare anche l’ordine del cosmo.