Se la filosofia di Platone e di Aristotele, affermando la divinità dei corpi celesti, ha preparato il terreno per la diffusione dell’astrologia nel mondo ellenizzato, il cristianesimo – al pari delle altre religioni soteriologiche – offre ai suoi adepti il regno dei cieli e celebra il trionfo dell’amore di Dio su tutte le potenze celesti. Il cristianesimo primitivo combatte una battaglia su due fronti: attacca sia la fede in divinità celesti, sia la credenza nella predestinazione astrale. In realtà la Chiesa romana non è concorde nella condanna dell’astrologia. La credenza negli astri e nelle loro influenze penetra ben presto nella religione cristiana. Nel IV secolo la data di nascita di Cristo è spostata al 25 dicembre, il genetliaco del Sole, quando il giorno comincia ad allungarsi. I Vangeli legano la vita di Cristo a eventi celesti: la cometa ne annuncia la nascita, l’eclissi, la morte. Origene cerca di liberare l’astrologia dal determinismo, sostenendo che gli astri inclinano, ma non costringono gli uomini nel loro agire. Agostino di Ippona si oppone duramente all’astrologia, in quanto nega il libero arbitrio dell’uomo. Inoltre, egli afferma, se le previsioni si realizzano, ciò è dovuto o al caso o all’opera di demoni. La dottrina cristiana ha in sé elementi che non sono incompatibili con l’astrologia. Se si adotta la dottrina della predestinazione, per la quale la salvezza e la dannazione dell’uomo dipendono dal volere eterno di Dio, allora i corpi celesti possono essere considerati segni, una scrittura ammonitrice, mediante la quale la divinità rende noti i suoi disegni. Malgrado gli innumerevoli attacchi condotti dai Padri della Chiesa, l’astrologia è di casa a Bisanzio, dove nel IX secolo l’imperatore Teofilo crea una cattedra di astrologia. L’influenza dell’astrologia dura nell’Impero d’Oriente, con fasi alterne, fino al XIV secolo. Nell’Occidente latino, dopo un periodo di scarsa diffusione – limitata a trattati finalizzati al lavoro dei campi – l’astrologia riceve un forte impulso grazie alle traduzioni dall’arabo. È nell’Islam che l’astrologia ha la sua massima fioritura. Sostenendo la dipendenza assoluta dell’uomo da Dio e la sua mancanza di libertà, la religione di Maometto consente lo sviluppo dell’astrologia, che tuttavia è in vario modo criticata da alcuni grandi filosofi e teologi, quali al-Farabi, Avicenna, Averroè, ibn Khaldun. Quest’ultimo condanna l’astrologia in quanto pericolosa per la religione e lo stato e contraria alla scienza. Da al-Kindi l’astrologia riceve una solida fondazione fisica e teologica. Le sfere celesti sono i mezzi con i quali Dio esercita la propria azione nel mondo terrestre e tutti gli eventi del mondo inferiore sono causati da influenze astrali. Queste ultime si diffondono come raggi, che dai corpi celesti si dirigono verso punti ben precisi della Terra. L’astrologia araba sviluppa la dottrina delle congiunzioni planetarie, che stanno al mondo come l’oroscopo all’uomo. La congiunzione dei tre pianeti superiori, Marte, Giove e Saturno nella stessa costellazione è particolarmente temuta in quanto portatrice di sciagure, guerre, carestie. Alla congiunzione di questi tre pianeti nel segno dello Scorpione sono ricondotte la nascita di Maometto e la Morte Nera del 1348. La teoria delle grandi congiunzioni fa dipendere da cause naturali le grandi vicissitudini della storia, la nascita e la fine di imperi, popoli e civiltà, l’avvento e il tramonto di religioni. Saturno, quello con un periodo maggiore, è considerato il primo e supremo fra i pianeti; è causa di mutamenti radicali delle leggi e delle religioni e, in generale, di ogni cosa che avviene in lungo tempo, quale ad esempio ogni dottrina e religione che abbraccia molte generazioni e molti anni. Gli altri due pianeti esterni, Giove e Marte, determinano eventi di minor importanza e il cui corso è più breve. La teoria delle grandi congiunzioni è contenuta nell’opera di Albumasar che, tradotta in latino nel XII secolo con il titolo di Introductorium in astronomiam, ha larga diffusione fino al Cinquecento. È una concezione naturalistica e deterministica della storia, che, includendo nel ciclo cosmico anche l’origine della religione cristiana, sembra subordinare la rivelazione alle ferree leggi della natura. Numerosi filosofi cristiani adottano la dottrina dell’oroscopo delle religioni, anche se la interpretano in modi differenti. Nell’Opus maius Ruggero Bacone espone la dottrina dell’oroscopo delle religioni legandola alla profezia dell’avvento dell’Anticristo: ““Affermano i filosofi che Giove nella sua congiunzione con altri pianeti annunzia religioni e fede. E poiché sono sei i pianeti con cui può congiungersi, sostengono che sei devono essere nel mondo le religioni principali. Se si congiunge con Saturno, indica i libri sacri, e cioè il giudaismo, che è più antico delle altre religioni, come Saturno è il padre dei pianeti. Se Giove si congiunge con Marte, dicono che indichi la religione caldea, che insegna ad adorare il fuoco. Se col Sole, significa la religione egizia, che vuole si adori la milizia celeste, di cui il Sole è signore. Se con Venere, dicono che significa la religione dei saraceni, che è in tutto voluttuosa e venerea. Se con Mercurio, la religione mercuriale, che è la cristiana, finché verrà a turbarla la religione della Luna, che è la setta dell’Anticristo””. Anche Pietro d’Ailly, cardinale della Chiesa romana, è fermamente convinto che i principali eventi storici siano determinati dagli astri e afferma che perfino la nascita e la morte di Cristo dipendano dai cieli. Non mancano usi apologetici dell’oroscopo delle religioni; il presupposto è che i cieli illustrano la provvidenza divina. La storia di Israele è stata scritta da Dio nei cieli e tutti gli avvenimenti principali di cui parla la Bibbia sono scanditi da congiunzioni dei pianeti superiori. Inoltre, come negare che la comparsa di una stella che annuncia la nascita di Cristo sia da considerarsi una prova che la scrittura celeste illustra il contenuto della Sacra Scrittura.. Numerosi sono i pensatori cristiani che si oppongono al determinismo astrologico e alla pretesa di predire il futuro con gli astri. Pietro Abelardo ammonisce che chiunque promette di conoscere mediante l’astrologia eventi contingenti futuri è da considerarsi un servo del diavolo. Guglielmo di Conches sostiene che le stelle hanno potere solo sul mondo fisico, mentre le azioni umane sono fuori del loro dominio. Motivo ricorrente nelle critiche dell’astrologia, tanto tra i cristiani che tra i musulmani (come ibn Khaldun), è la confutazione della dottrina secondo la quale i cieli possono definire in un istante (la nascita o il concepimento) il corso intero di un’esistenza, che la sorte sia definita una volta per tutte; negano soprattutto che l’anima razionale possa essere influenzata da cause naturali, come le influenze degli astri. Una posizione intermedia è quella contenuta nello Speculum Astronomiae, composto intorno al 1260 e attribuito ad Alberto Magno, in cui si sostiene che le configurazioni astrali sono segni del piano provvidenziale di Dio. Secondo l’autore dello Speculum, se nella genitura le stelle scelgono il destino dell’uomo, l’uomo, attraverso la tecnica delle interrogazioni, scopre delle alternative ancora presenti, degli spazi di azione; può, in altri termini, invertire il processo scegliendo la propria stella. In questa concezione, l’influsso astrale non è collocato interamente al momento iniziale della vita, ma è distribuito nelle varie fasi dell’esistenza. Ruggero Bacone invita a distinguere la vera dalla falsa astrologia: è vera quella che, basandosi sullo studio scientifico degli influssi astrali, non si propone di fare previsioni specifiche, ma vuole conoscere gli influssi generali. Le influenze celesti condizionano l’agire umano, ma non negano libertà: ““I veri astrologi non hanno la pretesa di conoscere con certezza le vicende umane, ma si limitano a stabilire in qual modo l’influsso astrale può modificare i corpi e come tale influsso sui corpi si riversa a sua volta negli animi, spingendo a compiere determinate azioni, pur restando immutata in ognuno la libertà di giudizio””. (Opus maius, cit. in R. Bacone, La scienza sperimentale, 1990). Dante Alighieri non condanna l’astrologia in quanto scienza, ma limita l’influsso delle stelle sulla vita umana. Per Dante l’astrologo diventa fraudolento quando pretende di trarre dall’osservazione degli astri norme di vita o suggerimenti su specifiche situazioni, poiché ciò è in conflitto con la dottrina del libero arbitrio…

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