Uno dei riti più belli, è La Danza del Serpente Hopi. La Danza del Serpente era una preghiera rivolta ai cieli affinché piangessero abbondantemente sulla terra arida e bruciata dal sole. I sacerdoti del Serpente iniziano la cerimonia con i riti di preparazione. Lasciano il Kiva (il luogo sacro di preghiera e delle cerimonie) per quattro giorni e vanno in cerca di serpenti, muniti di fruste speciali fatte con piume d’aquila e di sacchi di granturco per fare offerte agli altari, lungo la strada. Portano delle borse di pelle di bufalo nelle quali tenere poi i rettili.
Si raccolgono tutte le varietà di serpenti: serpenti toro e serpenti a sonagli. Per i primi quattro serpenti trovati si fanno delle offerte di penne sacre. Negli otto giorni precedenti la Danza del Serpente si svolge nel Kiva un’attività di preghiera, la fumata cerimoniale, la riparazione dei mocassini, dei gonnellini e di tutto ciò che serve per la Danza. Si innalza un altare, sul quale si disegna un motivo con della sabbia colorata. Si preparano anche le numerose fruste da serpente. Prima dell’alba dell’8° giorno si svolge una corsa di resistenza fisica e di velocità. Il vincitore riceve un premio simbolico: un vaso d’acqua ed alcuni “pahos” (bastoncini di penna per la preghiera), che pianterà vicino alle piantine di granturco per assicurarsi un buon raccolto durante l’anno.
Prima dell’alba del nono giorno i sacerdoti vanno dal Kiva alla plaza e fanno una seconda corsa al serpente. Vengono messi dei pahos sia al punto di partenza che lungo il percorso. Allo stesso modo si sparge la farina sacra di granturco. Alcuni sacerdoti agitano le “raganelle”, specie di sonagli che fanno rumore e creano l’impressione del rombo del tuono, mentre altri lanciano avanti e indietro delle aste di legno, per simulare il lampo. In entrambi i casi i sacerdoti impersonano Sotukinangwùu, il più importante dio dei cieli Hopi.
Nel tardo pomeriggio dell’ottavo giorno tutti i sacerdoti lasciano il Kiva per il rito del bagno cerimoniale: si lavano la testa in una saponata schiumosa di radici di yucca (pianta che cresce nei terreni aridi) per pulire il corpo e purificare lo spirito, in preparazione alla cerimonia del lavaggio dei rettili, che avviene il giorno seguente. Snake Dance …. La mattina del nono giorno si svolge la lavatura cerimoniale dei serpenti. Forse questa è la parte più bizzarra e unica della cerimonia. In questa occasione i serpenti sono immersi completamente uno ad uno in un grande recipiente contenente saponata di radici di yucca. Vengono poi adagiati sulla sabbia del fondo del Kisi (capanna di rami di fronde di pioppo) e lasciati ad asciugare. Adagiati non è il termine giusto, perché vengono letteralmente scagliati da una distanza di 4 metri e, visto che sono tanti, cercano di liberarsi l’uno dall’altro, cominciando a strisciare in ogni direzione. Nel tardo pomeriggio del nono giorno, i sacerdoti dell’Antilope entrano nella plaza e fanno il giro quattro volte agitando i loro sonagli e muovendosi al suono lamentoso delle raganelle. Hanno il corpo dipinto con delle righe sul petto a zig-zag ed anche sulla schiena e sulle gambe, che rappresentano i lampi. I gonnellini sono di cotone bianco, disegnati ed ognuno con una fascia multicolore alla vita. Una riga bianca dipinta sul volto, da un orecchio all’altro si allunga sul labbro superiore dei sacerdoti. Ora l’atmosfera si fa di fuoco con l’arrivo dei Sacerdoti del Serpente. Hanno i corpi dipinti di nero, imbrattati di argilla bianca; anche le guance sono bianche. Entrano e percorrono la plaza con una vigorosa andatura a balzi indossando pellicce di volpe e gonnellini di pelle, ricamati con disegni di serpente e portando nella mano destra fruste da serpente di penne d’aquila. La lunga fila di uomini del Serpente danza, imitando con il corpo il contorcersi di un serpente. La fila ondeggia, gli uomini cantano con cadenza grave un solenne canto, che sembra una cantilena. Nel frattempo i sacerdoti dell’Antilope tengono il tempo con i loro sonagli. Quando il canto finisce, i sacerdoti del Serpente, a coppie, un “portatore” e un “Abbracciatore”, si dirigono verso il kisi per entrarvi, uscendone pochi secondi dopo con i serpenti che penzolano dalla bocca. Alcuni li prendono prima con le mani, altri li prendono direttamente con la bocca. Portatore e Abbracciatore insieme, iniziano la Danza intorno alla plaza e il canto riprende. Intanto i raccoglitori non perdono tempo a radunare i serpenti che si allontanano. Per gli Hopi c’è un legame naturale tra i serpenti e la pioggia, per il fatto che il simbolo del lampo è una linea a zig-zag, molto simile al movimento del serpente. Da questa somiglianza si sviluppò poi il concetto dei serpenti come messaggeri di divinità.
L’Abbracciatore danza con il
braccio sinistro intorno al collo del Portatore e con le piume d’aquila fa un
gesto di carezza verso il serpente. I Danzatori cercano i serpenti rimasti nel
Kisi e la plaza è piena di rettili che si contorcono. Quando tutti i serpenti
del Kisi sono stati dispersi i danzatori seguono il primo sacerdote alla base
della Grande Pietra dell’Altare dove i serpenti raccolti vengono gettati in
cerchio in un gran mucchio, che diventa una massa brulicante. Dopo qualche
istante gli uomini del Serpente afferrano rapidamente quanti più serpenti
possono e corrono con manciate di rettili, che si contorcono, a gran velocità
giù per i sentieri della mesa. I serpenti vengono poi lasciati in direzione dei
quattro punti cardinali come messaggeri di divinità.
Dopo essersi tolti i costumi e averli riportati nel Kiva ed essersi lavati il
corpo, i sacerdoti del Serpente bevono un emetico amaro che provoca il vomito,
ma serve anche per purgare il sistema digestivo dalle secrezioni salivari
stimolate dal tenere ripetutamente i serpenti in bocca.