Sono gli eredi di un piccolo popolo quasi senza nome, quasi sconosciuto. Un popolo abituato a celebrare e a cantare alla vita in tutte le sue forme, a ringraziare e ad onorare tutti gli spiriti. Un popolo che cantava al sole e alla luna, ai fiori e alle piante, alle vette e alle profonde grotte, alla totale libertà e al volo dell’aquila, al movimento dei quattro venti. Non è facile incontrarli e molti negano persino la loro esistenza. Un popolo di artigiani costruttori del sacro. Li chiamavano Toltechi, maestri dell’amore, artisti dello spirito, artisti nel creare l’arte più bella, quella del sogno. Si racconta che sette tribù partirono da Atzlan. Erano antichi uomini di conoscenza alla ricerca di una terra che li ospitasse. I saggi della tribù più debole tra le sette fecero un sogno in cui apparve il colibrì, Huitzili, che era il Nahual dell’intero gruppo, termine che sta ad indicare un animale mitico che appare nel tempo del sogno lucido per istruire ed insegnare. Il Colibrì comunicò loro che si dovevano separare dalle altre tribù. Nei giorni successivi il Colibrì apparve fisicamente nel Tonal (stato di veglia) posandosi su un albero che si spaccò in due, era il segno della separazione e dell’indipendenza. Il Colibrì li invitò a lasciare il nome Azteca trasformandolo in Mexica che significa “ombelico della Luna“. La Luna insegnò la conoscenza del sogno che i Mexica svilupparono con maestria senza pari nel mondo antico. Huitzili, il Colibrì, insegnò come vincere la loro debolezza attraverso la forza di volontà e gli indicò la terra dove stabilirsi, l’avrebbero riconosciuta da un segno, un’aquila che divora un serpente sopra un cactus. Dopo un lungo cammino e patimenti i Mexica trovarono questo luogo, lo chiamarono Anahuac che in Nahuatl significa “tra le acque” e lì fondarono Tenochtitlán (Città degli Dei, oggi Città del Messico). I Mexica una volta liberi dalle altre tribù divennero dei conquistatori e conquistarono tutte le tribù circostanti e la loro terra si estendeva dall’Alaska al Nicaragua. Tutte queste terre aspettando in silenzio il risveglio dell’antica cultura e dell’antico potere del Colibrì che vola a sinistra, il guerriero della disciplina e della volontà.