Suoni che curano.. Qualsiasi suono, parole incluse, non sono che echi di Silenzio, la Vibrazione originaria, inesprimibile. E il silenzio ha un potere…Tutto inizia e finisce dal e nel silenzio Qualsiasi suono, parole incluse, non sono che echi di Silenzio, la Vibrazione originaria, inesprimibile. La parola poetica è la voce più simile al silenzio, ecco perché tutti i più grandi maestri, guru, saggi, mistici di ogni tempo sono sempre stati anche spontaneamente poeti. “È dalla poesia che possiamo accedere più direttamente (…) a quella Vibrazione inesprimibile. Vedo l’espressione di Sri Aurobindo nella sua forma poetica, piena di un fascino e di una semplicità – di una semplicità, di una dolcezza, di un fascino penetrante – che ci mette in contatto diretto [con la Verità] molto più intimamente che non tutte quelle cose mentali“. L’Agenda di Mère .. In Oriente, l’utilizzo secolare dei mantra ha lo scopo di sintonizzare la mente a questo silenzio primordiale a mezzo di particolari frequenze vibratorie che, appunto, risuonano con il diapason universale. Etimologicamente, la parola mantra deriva da “manas” (sostanza mentale) e la sillaba “tra” che sta per liberare, far agire. Sono pertanto strumenti di liberazione della mente: liberazione del suo potenziale creativo e liberazione dai contenuti condizionati. Nel silenzio della mente si iniziano a distinguere con sempre maggiore chiarezza tutti i diversi piani di coscienza e, soprattutto, a disincagliarli dal rivestimento mentale e a catalizzarne piuttosto le differenti vibrazioni. Nel silenzio è più facile riconoscere, sperimentandolo direttamente, che tutto viene da fuori: vibrazioni di desiderio, gioia, volontà, paura e che siamo noi (ovvero, la nostra personalità di facciata frutto di abitudini derivanti dall’ambiente in cui si è cresciuti, educazione ricevuta, tradizioni assimilate e fattori ereditari nonché karmici) ad aver preso l’abitudine di rispondere a certe vibrazioni piuttosto che ad altre. Da qui l’utilizzo della ripetizione del mantra quale strumento di sintonizzazione a livelli vibratori più alti. In particolare, il mantra dello Yoga Integrale – uno dei più antichi dei Veda – “attiva” l’intenzione contenuta nelle sue sillabe sonore cioè il rilassamento, l’abbandono e l’apertura in nome della fiducia totale nell’amore divino che vanno a soppiantare l’abitudine coercitiva alla prudenza e il senso opprimente della paura, innescati nelle nostre cellule nel corso dell’evoluzione umana: la paura sta all’uomo primitivo che vive per sopravvivere come l’amore sta all’uomo spirituale, allo yogin che vive per la pura gioia di esistere. Tornando al silenzio, che è la premessa fondamentale di tutta la ricerca integrale, c’è da dire – e soprattutto da sperimentare su di sé – che il silenzio interiore ha un potere: se invece di rispondere (reagire impulsivamente) a una certa vibrazione (ad esempio la rabbia di qualcun altro) si resta nella più assoluta immobilità interiore – che non sia padronanza di facciata mentre dentro si sta per esplodere, ma vero dominio interiore – quell’immobilità dissolve la vibrazione. La chiave della padronanza è sempre il silenzio, a tutti i livelli, e il campo d’esperienza migliore per progredire nell’uso consapevole delle vibrazioni è proprio la vita di tutti i giorni…