Il Despacho è una delle pratiche più conosciute e popolari della tradizione andina; tutti i depositari degli antichi rituali utilizzano il Despacho, secondo uno stile personale, ed è una pratica comune a tutti i Maestri andini. Sembra che questo rituale abbia 3000 anni di storia e il suo significato è proprio “dispaccio”, o missiva, cioè un messaggio, una lettera inviata; è conosciuto anche come “pago” (pagamento) o come “offrenda” (offerta). Si tratta di un rituale di collegamento ed ordinamento armonico tra le forze più profonde componenti l’anima umana (psiche), al fine di generare uno spazio energetico di interazione tra se stessi nella propria totalità e la realtà circostante. L’aprire uno spazio di questo tipo genera, dal punto di vista andino, un movimento di energia fine che, in base al principio di reciprocità (ayni), è inevitabilmente destinata a ritornare all’officiante il rituale e ai relativi partecipanti. La struttura di base del despacho è è quella di preparare un piatto, una succulenta pietanza da offrire agli Apu.. Spiriti delle Montagne.. o alla Pachamama, o a Mama Qocha.. lo Spirito delle Acque.. La scelta dell’entità per la quale preparare questa offerta dipende dalla necessità per la quale si produce il rituale..
Se si necessita di un sostegno, di forza, della capacità di generare una nuova realtà, allora si offrirà il
Despacho alla Pachamama, la Madre Terra, seppellendolo dopo la sua preparazione;
Se si necessita di protezione, il despacho verrà bruciato perchè, nella tradizione, si dice che gli Apu si cibino del profumo delle offerte bruciate
Se si necessita di fluidità o di espansione, oppure della protezione e assistenza di uno spirito delle Acque (un fiume, un lago, o un mare) si porrà semplicemente il despacho sull’acqua stessa.
Gli ingredienti base del despacho sono essenzialmente 3: una croce, ua conchiglia e i Kintu, cioè gruppi di 3 foglie di coca, che per gli andini è la pianta sacra per antonomasia. Durante il rituale è molto importante il soffio; si soffia per tre volte sul Kintu: la prima volta esprimendo l’intenzione di offrire amore con volontà (munay), la seconda di offrire laboriosità (llank’ay) e la terza conoscenza intellettuale (yachay). Si prepara poi un foglio sufficientemente grandee, dopo aver preso la croce (che rappresenta l’elemento maschile) tra le mani, vi si soffia 3 volte invocando la protezione di Wiraqocha e Gesù Cristo. Poi si prende la conchiglia (cioè il collegamento col femminile, con la Pachamama) e si chiede la forza della Madre Terra, dedicandole anche a lei il Despacho. Si pone la conchiglia all’interno della croce, poggiandole all’interno del foglio di carta. Infine si prendono gruppi di 3 foglie e si soffia su di esse offrendo il Despacho agli Apu. Secondo una particolare disposizione “a orologio”, tutto intorno alla croce e alla conchiglia vengono posizionate le foglie, ognuna in riferimento ai luoghi geografici del posto in cui ci si trova. Infine si pongono all’interno cotone, frutta, fiori, caramelle e qualsiasi cosa si ritenga opportuna. Il despacho deve essere espressione del nostro sé e l’obiettivo è quello di costruire un mandala, ed è così anche una sorta di pratica artistica. Secondo la tradizione andina, è possibile realizzare il Despacho in qualunque luogo della Terra, facendo riferimento alle montagne, ai corsi d’acqua, e ai centri abitati della propria collocazione geografica. E in Italia come posso fare senza le foglie di coca? Al posto di queste foglie , si possono usare altre piante sacre della tradizione mediterranea, come l’alloro e l’ulivo. I Maestri andini dicono di esaminare con molta cura la propria richiesta, e di esprimerla in maniera precisa e definita poiché frequentemente arriva ciò che si è chiesto. Infine dovremo semplicemente chiudere tutto ciò che abbiamo preparato con uno o due nastri, si soffia ancora per 3 volte su di esso e poi, in base all’intenzione espressa lo si seppellisce, lo si brucia o lo si dona alle Acque..
.
Il Seme dell’Inca
.
By Roberto Sarti