La Danza del Sole rito sacro indiani d’america viene chiamata in lingua originale Wi wanyang wacipi (da wi, “sole”, wanyang, “guardare” e wacipi, “ballano”, di conseguenza, “danza guardando il sole”). Questo è l’unico rituale fisso, effettuato in estate, di solito in giugno o luglio. Durante questo periodo le numerose tribù si riunivano (oggi solo per eseguire il rito ma raramente a dire la verità e per di più è una cosa che tende a rimanere privata vista la crudezza dell’evento) per la caccia al bufalo, nel frattempo uomini che avevano fatto un voto di “sofferenza” che potesse aiutare la continuazione della caccia e della stessa vita indiana adempivano i loro voti ballando nella danza del sole e intraprendendo varie forme di sacrificio. Il sito dove eseguire la Danza del Sole veniva scelto di comune accordo dei capi tiyošpaye e gli akicita. Il sito era scelto di comune accordo dei leader, tuttavia, la danza del SOle e le cerimonie collegate, avvenivano sotto il controllo degli sciamani, dai quali si veniva selezionati come conduttori della danza: quando l’ampiezza del cerchio del campo era stata decisa, a seconda del numero di partecipanti, il rituale poteva avere inizio ed aveva una durata di quattro giorni.

Il primo giorno veniva scelto un posto all’interno del cerchio per scavare una buca nella quale piantare un palo sacro (chiamato Can Wakan), legno che veniva scelto inviando un esploratore alla ricerca dell’albero migliore per la cerimonia che veniva in seguito “catturato” mimando il fatto che fosse un essere vivo e non semplicemente un pezzo di legno come noi occidentali siamo tutt’ora abituati a pensare facendo finta che fosse un nemico da sottomettere esattamente come fosse umano, nel frattempo altri uomini venivano selezionati per costruire due sacre tende a cupola (iyohanziglepi, “ombra”) eretti attorno al foro centrale che servirà nella cerimonia della danza del sole. Questo tipo di tenda rotonda è costruita così da avere due file concentriche di posti a sedere con al centro una forcella che tiene i carboni per il fuoco sacro e una apertura a Est ed hanno un diametro che arriva a venticinque metri. Una persona veniva selezionata per scavare il foro centrale e la terra così levata era usata per erigere una specie di quadrato ad Ovest del palo, lo scavatore poi veniva incaricato di seguire il leader della Danza del Sole il quale camminava dal foro centrale della costruzione in direzione Est fermandosi ogni quattro passi, ad ogni fermata venivano piantati dei paletti nel terreno, fino ad arrivare a sedici paletti piantati per terra dove l’ultimo di essi indicava la posizione del tepee sacro dove i ballerini ricevevano le istruzioni e rimanevano per tutta la durata della danza.

Il pavimento del tepee sacro era allineato con la salvia (pejiĥota), un altare (owank wakan) veniva costruito dalla terra sul lato ovest e un teschio di bufalo cui orbite e orifizi nasali erano riempiti con salvia era posizionato in modo che fosse rivolto verso ovest. Durante le cerimonie nel tepee sacro, le preghiere venivano offerte in modo che lo spirito del bufalo prevalesse e continuasse a vivere facendo così ottenere al popolo cibo e ogni altra cosa utile per l’anno a seguire. Offerte di tabacco (canli wapaĥte) erano fissate sui sedici picchetti da parte dei ballerini e nessuno poteva passare attraverso la linea di pali, che rappresentava il percorso del sole. La capanna sudatoria veniva costruita sul lato nord del tepee sacro dove i partecipanti e il loro insieme di oggetti sacri veniva purificato prima che il rituale cominciasse. Il secondo giorno veniva catturato fisicamente l’albero utile per il rito e sia i guerrieri che le loro donne partivano per andarlo a “sconfiggere”: quando l’albero scelto era pronto a cadere nelle mani dei guerrieri alcuni di loro erano selezionati per farlo schiantare nella direzione sud, canzoni e grida di guerra venivano lanciate quando la pianta toccava terra con fragore. Veniva quindi tagliato accuratamente e scorticato fatta eccezione dei rametti alti a forcella infine veniva portato in trionfo al villaggio e al posto del rito come un trofeo di guerra grazie alla collaborazione di una quarantina di uomini disposti sui due lati, che si fermavano quattro volte per riposarsi lungo la strada.

 Il terzo giorno il palo sacro era verniciato di rosso sui quattro lati del tronco, alla base e sulla punta dei rametti, rami di ciliegio venivano poi fissati al bivio del palo sacro a forma di croce, che viene considerato come il nido dell’uccello del tuono. Proseguendo, effigi di un uomo e di un bufalo venivano sospesi dalla traversa e una bandiera di colore rosso in pelle di vitello verniciata era legata al suo posto. Altri tipi di offerte come il tabacco o sacchetti di sego potevano anche essere attaccati al palo sacro. Al tempo stabilito, il leader danza del sole indirizzava gli uomini scelti per aumentare il palo, mettendo il calcio nel foro in cui anche le offerte di grasso di bufalo e sego sarebbero stati collocati. Questo veniva fatto per riuscire ad alzare il palo sacro in quattro volte, un quarto ogni volta veniva sollevato con brevi intervalli di riposo durante il quale gli uomini prendevano fiato. Alla quarta volta il palo era fatto scorrere nel foro e la terra veniva gettata al suo interno per bloccare l’albero perché stesse fermo. Questa azione viene descritta come canpaslatapi, “di erigere un palo premendo”, un termine usato anche come sinonimo di palo sacro. Quando il palo era al suo posto ogni guerriero si metteva il suo abito migliore per effettuare la danza chiamata onast owank wacipi  ovvero “danza dell’appiattimento della terra”. Essi caricano le armi e all’inizio del canto iniziano a danzare a ovest sparando coi fucili per aria sparando alla sagoma dell’uomo appesa al palo danzando intorno all’albero passando per tutte le direzioni gioendo per la morte dell’effige dell’uomo e dei bufali che rappresenta un futuro di vittorie e grande fortuna nella caccia ai sacri animali.

Avviene una grande parata intorno al campo (chiamata uucita , “parata”) le restrizioni sessuali vengono temporaneamente sollevate e i giovani si appartano nelle praterie per accoppiarsi portando nuova linfa alla tribù. Durante i primi tre giorni gli uomini che si sono impegnati nella danza del Sole incontrano i loro mentori e i capi della danza per avere istruzioni a riguardo e consigli, perché esistono quattro modi di ballare nella danza:  wiwayang wacipi, “guardando sole”; wicapaĥlokapi, “trafitto”; okaške wacipi, “sospeso”;  ptepa yuslohanpi, “trascinando teschi di bufalo”. Nella prima forma della danza, il ballerino guarda verso il sole dall’alba al tramonto, nel secondo, entrambi i suoi seni sono trafitti da uno sciamano, spiedini di legno vengono inseriti e gli spiedini sono collegati a due corde che verranno legate a circa metà il palo sacro per poi venire spezzate dal danzatore tirando con tutto il peso al ritmo dei tamburi (essi porteranno un fischietto fatto di osso di aquila o bufalo che dovranno suonare per evitare di gridare mentre tirano la corda e terranno dei rametti di salvia nelle mani che darà loro forza e li proteggerà dagli spiriti maligni). Nella terza forma, i seni del danzatore e la carne sopra le scapole viene trafitto, spiedini di legno sono inseriti ed egli viene sospeso a quattro punti di appoggio, circa un piede da terra. Nella quarta forma, la carne sopra scapole del danzatore è trafitta, spiedini di legno sono inseriti e infradito sono collegati a uno o più teschi di bufalo che dovrà trascinare intorno al luogo del ballo. Nelle ultime tre forme, i ballerini devono continuare fino a quando la carne si strappa lasciandoli liberi dalle corde: se soffrono a lungo, i loro compagni, parenti o le donne, ma anche i bambini possono aggiungere il loro peso al corpo del danzatore, tirando indietro contro le corde. I bambini possono essere incoraggiati a cavalcare i teschi di bufalo per accelerare il rilascio. Il quarto giorno ogni ballerino si preparava per il suo calvario, nè più nè meno di quello che fanno anche nella nostra cultura i flagellatori o similari, poi guidati dal leader della danza del sole, il quale portava un teschio di bufalo lasciavano tutti il sacro tepee camminando lungo il lato sud segnato dai paletti per terra, facevano il giro della capanna seguendo il percorso del sole per quattro volte quindi entravano in azione, scalzi indossando solo il gonnellino di pelle di daino intorno alla vita con corone di salvia sopra la testa e intorno ai polsi, tenendo un osso di aquila fatto a fischietto (come dicevo, il quale si chiama šiyotanka) che punta verso il basso con l’aquila (wacihin) in bocca. Il rito della danza del sole comincia con tutti i danzatori che, una volta legati e preparati a dovere, camminano allontanandosi e avvicinandosi dal palo soffiando dentro ai fischietti seguendo il ritmo dei tamburi affrontando ognuna delle quattro direzioni. I ballerini non possono mangiare o bere durante il loro calvario. Per testare il loro coraggio e la resistenza, un assistente del leader Danza del Sole ha una vescica d’acqua davanti a loro mentre ballano e che riversa in maniera casuale sul terreno. Di tanto in tanto i ballerini possono riposare, ma solo dopo che due di loro sono stati selezionati dal leader della Danza del Sole di avvicinare i cantanti con le pipe sacre. Dopo che tutti i ballerini sono stati liberati dal loro calvario, la danza del sole termina. Gli uomini, invece, sono imbevuti di sacra potestà a causa del loro calvario e la comunicazione con Wakantanka e possono investire un pò del loro potere nei malati, ponendo le mani su di loro. Quando il cerchio usato per il rito viene smontato una volta terminata tutta la danza e il dopo danza ciò che era servito per il rito viene dato via mentre il palo e la capanna a cupola vengono abbandonati alle intemperie per poter farli tornare alla Madre Terra….

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