Quando si parla di reincarnazione sorge spesso la domanda al riguardo delle vite precedenti, su ciò che si è vissuto in passato e sul perché non ci si ricorda più nulla. È una tematica costante, come se il termine reincarnazione riguardasse soltanto il passato e non, come le saggezze orientali insegnano, il presente che viviamo quotidianamente. La dottrina della reincarnazione è una delle più diffuse e antiche convinzioni di cui l’uomo si è fatto portavoce nel corso del tempo, è sopravvissuta in contesti ed aree culturali anche molto distanti tra loro, tranne che, ovviamente, in buona parte dell’Occidente. Specie dove dimorava e dimora tutt’ora il Cristianesimo. Il “perché” questa teoria fosse pericolosa per i Cristiani l’ho già spiegato in un mio articolo scritto tempo fa (“La Reincarnazione: Una Teoria Pericolosa Per La Chiesa Cattolica“). Ma al di là dei Cristiani scettici, vi è un altro tipo di scetticismo, e riguarda coloro che rinnegano la reincarnazione soltanto perché, per l’appunto, non ricordano nulla delle vite precedenti. Un vero è proprio paradosso e mi sembra opportuno a questo punto porre chiarezza sulla fatidica domanda: “Perché non ci ricordiamo nulla?”. I greci avevano il mito secondo cui, prima della reincarnazione, le anime bevevano dalle acque del fiume Lete e dimenticavano tutto. Lo stesso fiume viene poi citato dal poeta romano Virgilio nella sua opera latina “L’Eneide” : “Le anime che per fato devono cercare un altro corpo, bevono sicure acque e lunghe dimenticanze sull’onda del fiume Lete”.
… noi dimentichiamo con la mente, ma le nostre conoscenze al riguardo di vite precedenti non vengono in verità azzerate, restano impresse nella nostra anima. Così come non è vero che si debba ripartire ognivolta da zero, anzi, è vero il contrario. Ogni essere umano, ad ogni nuova incarnazione su questo pianeta (o su altri pianeti!) ricomincia dal proprio livello evolutivo raggiunto nella vita precedente, e prima ancora, nelle altre vite passate. Quindi trasforma la sua conoscenza in sapere, sperimenta la propria maturità, le capacità e la disponibilità ad accumulare nuove conoscenze. Il paragone che calza a pennello è quello con il percorso scolastico. A scuola, ad esempio, abbiamo imparato molte cose concrete che oggi non sappiamo più. Non ricordiamo più. Regole matematiche, formule chimiche, nozioni storiche e geografiche e tanto altro che in un modo o nell’altro ci ha “educati”. Questa educazione scolastica è un effetto che continua a esistere anche se le conoscenze concrete sono andate perdute. L’alfabeto, ad esempio, ci consente di imparare a leggere e scrivere, ma una volta che lo scopo è raggiunto e sappiamo leggere e scrivere, ce ne possiamo anche disinteressare. Lo stesso vale per le vite precedenti, sono lezioni apprese e quell’apprendimento è stato utile per l’ampliamento di coscienza. Tutto quello che abbiamo imparato nelle incarnazioni passate si rispecchia nella maturità e nel livello di coscienza con cui la persona nasce. Da questo derivano le differenze di intelligenza, maturità, abilità e quant’altro ci rende differenti gli uni dagli altri. Semplicemente non tutti siamo sullo stesso livello, ma ognuno occupa un posto diverso nella scala evolutiva. Gli esseri umani non sono tutti uguali, e dire che siamo tutti uguali, nel nome dell’uguaglianza globalizzata, è un grave errore. Abbiamo tutti gli stessi diritti, siamo simili, ma non uguali. L’anima non dimentica nulla di quello che è essenziale e questo concetto lo espongo anche nel mio nuovo libro “La cattiva abitudine di essere infelici” , nel quale sottolineo appunto l’importanza del ricordare di ricordarsi. Nella pianura del fiume Lete invece, dimentichiamo l’ambito e le circostanze in cui sono state fatte le esperienze,perché è giusto che sia così, altrimenti il “ricordare una vita precedente” ci porterebbe ad una grave mancanza di libertà, in quanto saremmo incapaci di vivere il nostro presente e resteremmo condizionati da situazione passate. Il fatto che non ci ricordiamo delle nostre vite precedenti non è certo uno sciocco errore della natura o del Creatore, ma ha lo scopo di liberare la nostra coscienza da “pesi” inutili e di rendere più facile la ricezione del qui e ora. Dunque, perché mai dovremmo andare contro natura e cercare di strappare i veli della dimenticanza? Per quale scopo? Eppure al giorno d’oggi sembra essere una “mania”. Una tendenza. Molte persone che si dichiarano “evolute” violano consapevolmente la natura umana e tentano di forzare le porte che la Legge cosmica ha chiuso alla nostra memoria. La sola curiosità non dovrebbe mai essere la motivazione per desiderare di conoscere le proprie vite passate. La curiosità è la malattia del nostro tempo purtroppo, da sempre è considerata dai grandi Maestri come sintomo di immaturità e al tempo stesso è il mezzo più sicuro per bloccare la vera iniziazione. È necessario quindi comprendere che, nonostante sia così di moda, non è concesso conoscere le vite precedenti, tranne in rarissimi casi e per dei motivi eccezionali. Il più delle volte questi episodi precedenti appaiono in maniera “spontanea” e non forzata, ad esempio attraverso i sogni, i déjà-vu, e tutte quelle manifestazioni che hanno qualcosa di “inspiegabile” con la nostra attuale vita. Una dimostrazione lo sono anche i “bambini prodigio”, casi in cui l’evoluzione necessita ancora di qualche livello prima di arrivare al culmine.. è giusto che si precisi che ci sono dei casi in cui è possibile aiutare un’anima a liberarsi da fobie e altri malesseri mediante terapie regressive, come ad esempio l’ipnosi regressiva. Ma si tratta di casi eccezionali, sporadici, coadiuvate da persone altamente competenti ed evolute. Talvolta la guarigione avviene più per un effetto placebo che per altro, ovvero si dà la possibilità di dare una spiegazione alle proprie difficoltà, o comunque, di vederle sotto un diverso punto di vista. Perché altrimenti, se la conoscenza delle nostre vite precedenti fosse di aiuto per vivere meglio, allora in cosa consisterebbe esattamente il cosiddetto karma, ovvero la Legge di causa ed effetto? Se il karma è davvero qualcosa che si deve affrontare o comunque vivere, come si può avere la pretesa di dissolverlo tramite una tecnica a pagamento? Perché dovrebbe venirci condonato attraverso una seduta di ipnosi regressiva? Il karma non è certo una malattia che possa essere curata da un medico. Il karma è ciò che siamo ora. E ciò che siamo ora determinerà ciò che saremo in futuro. È inutile pensare di ricordare qualcosa che è passato. Nonostante siamo stati noi a commettere quelle azioni, ora non siamo più la stessa persona, viviamo in un altro corpo e ci troviamo in un’altra classe. Abbiamo altre lezioni da apprendere se non vogliamo correre il rischio di essere bocciati. Il voler attribuire delle colpe a fatti e persone che sono ormai solo dei fantasmi, inclusi gli antichi “noi stessi”, significa in sostanza rifiutarsi di guardare in faccia l’esistenza reale. Significa evitare di vivere davvero. Per questo non ricordiamo nulla. Per avere un’ulteriore possibilità di crescita. Ma le conoscenze acquisite nelle vite precedenti perdurano, non ci ricordiamo gli eventi e i passaggi di ciò che è stato, ma l’anima custodisce ciò che ha imparato, e questo suo “sapere” si manifesta sotto forma di percezioni, intuizioni, consapevolezze, aspirazioni. Tutto ciò ci permette di evitare di commettere gli stessi errori in questa incarnazione e continuare così a progredire nella scala evolutiva dell’esistenza. In sostanza la reincarnazione altro non è che una nuova e grande opportunità di vita ..